Incontrandole spesso sott’acqua le considero un po’ mie. Le occhiate, pesci con una specie di “terzo occhio” sulla coda.
Viaggiando a tratti con loro, per quanto mi è permesso dalla mancanza di branchie, ricevo “occhiate” mentre le guardo. In un gioco di rimandi in cui l’acqua si fa specchio.
Ecco perché le occhiate sono mie. Le mie occhiate silenziose sul fondo. Del mondo.
Che meraviglia questa immersione settembrina: uno stacco in un momento in cui è già iniziato il delirio quotidiano.
Le occhiate della superficie mi infastidiscono ,ben diverse dagli sguardi del fondale marino laddove la Natura regala pace e serenità,
Mi ricordi lo stupore, la magia che provai quando vidi, per la prima volta, una…sogliola. Se ne stava lì, era sabbia nella sabbia, sul fondo. Del mare. Invisibile. Poi, d’improvviso: zac, o forse brum, nella realtà nulla, nisba, silenzio ecco che…vola.