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Archive for Maggio 2016

È stato un imperatore del teatro italiano, Giorgio Albertazzi. Per la sua capacità attorale, altissima. E per la profonda empatia coi personaggi interpretati.

“Le memorie di Adriano” della Yourcenar, da lui recitate da anni, raccontavano ormai quella parte di lui e di chi, al tramonto della vita, raccomanda alla sua anima un viaggio “leggero”. “Animula vagula blandula”.

Ho avuto la fortuna di assistere due anni fa alle sue “Lezioni americane” di Calvino. La sua voce incantava, il suo corpo parlava. E la scena si riempiva di luce, di magia. Era davvero il teatro nel suo farsi.

Grazie, Maestro.

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Siamo gli innumerevoli
raddoppia ogni casella di scacchiera
lastrichiamo di corpi il vostro mare
per camminarci sopra

Non potete contarci:
se contati aumentiamo,
figli dell’orizzonte
che ci rovescia a sacco

Nessuna polizia può farci prepotenza
più di quanto già siamo stati offesi
faremo i servi, i figli che non fate
le nostre vite i vostri libri di avventura

Portiamo Omero e Dante,
il cieco e il pellegrino
l’odore che perdeste
l’uguaglianza che avete sottomesso

Da qualunque distanza
arriveremo a milioni di passi
noi siamo i piedi e vi reggiamo il peso
spaliamo neve, pettiniamo prati

Battiamo tappeti
raccogliamo il pomodoro e l’insulto
noi siamo i piedi
e conosciamo il suolo passo a passo

Noi siamo il rosso e il nero della terra
un oltremare di sandali sfondati
il polline e la polvere
nel vento di stasera

Uno di noi, a nome di tutti,
ha detto “non vi sbarazzerete di me
va bene, muoio, ma in tre giorni
risuscito e ritorno”

In braccio al Mediterraneo
migratori di Africa e di oriente
affondano nel cavo delle onde.
il pacco dei semi portati da casa
si sparge tra le alghe e i capelli
La terraferma Italia è terrachiusa.
Li lasciamo annegare per negare.

Erri De Luca, “Solo andata”

 

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Ad ogni anniversario sembra sempre impossibile possa essere accaduto. Un evento così tragico e luttuoso. Vite spezzate e spazzate via dal tritolo.

Restano i pensieri, il metodo, l’onestà, l’impegno. Ma il rammarico resta, tanto e profondo.

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La rosa quale simbolo. Del suo partito, ma anche e soprattutto di se stesso. E del suo agire, in nome di ideali universali. Anche contro tanti.

La bellezza contornata dalle spine. La rosa appunto.

Quel fiore che peraltro segna, col mese di maggio, l’inizio e la fine della vicenda terrena di Marco Pannella.

Che delicati petali gli rendano infine lieve la terra.

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Il leader storico dei radicali Marco Pannella, il leone delle battaglie civili, si è spento.

Le sue condizioni critiche si conoscevano, eppure. Eppure si stenta a pensarlo al passato, come succede per tutti coloro che ci fanno da “sponda” contro la fatica e l’ingiustizia del mondo. Sappiamo che ci sono, che combattono per tutti noi, anche per quelli più tiepidi nella lotta per i diritti civili.

Cosa sarebbe l’Italia senza i “segni/sogni” di Marco Pannella? Divorzio, aborto, causa garantista, situazione carceraria. Col corpo stesso a raccontare l’importanza della battaglia. Attraverso digiuni, imbavagliamenti, silenzi, parole, gesti, arresti. Sempre in prima linea, il rigore per bussola, la demagogia all’angolo.

Uomo simbolo della laicità, eppure pregno di un particolare senso religioso, quello sull’uomo, sul valore e sulla forza dell’umano. Con un credo profondo, quello della “compresenza del morto e del vivo che ha memoria di lui“.

Di Marco Pannella si avrà sicuramente memoria. Non celebrata, bensì grata.

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i bambini sanno

Liceo. Classe prima. Visione collettiva del docu-film “I bambini sanno” di Walter Veltroni.

Ricezione empatica, profonda, a tratti inaspettata. Così i quindicenni “sdraiati” di Michele Serra, quasi magicamente, rialzano la testa, ridestati forse da quei bambini che da poco sono stati loro. Sollecitati nei precordi da risposte impreviste, sguardi lungimiranti, sorrisi trasparenti. Insomma, apertura al mondo. Talvolta ingenua, talvolta saggia, talvolta critica. Spesso inusitata.

Alla parola “Fine” non tutto si conclude. Come spesso accade fuori dallo schermo. Comincia la decantazione. Nel modo in cui accade con il vino. Che ha bisogno di riposare per dare i migliori risultati.

Ed è al tema proposto intorno a quel film che il “vino” comincia a mostrare corpo e consistenza, rivelando intensità e aroma.

  • Leggendo il titolo di questo film, “I bambini sanno”, viene da domandarsi ma cosa sanno?” – Francesco
  • Si dice che un bambino insegni tre cose ad un adulto: ad essere sempre occupato con qualcosa, ad essere sempre contento senza motivo, e a pretendere sempre con ogni sua forza ciò che desidera.” – Lorenzo
  • E poi arriva l’adolescenza, un “minestrone” ricco di sostanze amare e dolci, quel “minestrone” che rimarrà nello stomaco per tutta la vita.” – Andrea

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visioni

“Visioni” è la parola di quest’anno per il Salone del Libro di Torino. Quelle che ci stanno mancando. Prigionieri di pessimistica miopia.

Visioni sul domani, su mondi altri e possibili, su orizzonti futuribili.

Quel modo di vedere che i libri ci regalano da sempre. Raccontandoci di uomini che lottano contro bianche balene, che viaggiano attraverso città invisibili, che nascono burattini, che sognano, che amano. Insomma quelle storie di principi piccoli che ci fanno sentire grandi. Diventandolo persino un po’.

Visioni. Benvenute, bentornate. Restate.

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Sadiq Khan, neo sindaco di Londra nonché primo sindaco musulmano in una città europea, aveva e ha i suoi detrattori a dritta e a manca.

Gli islamofobici vedono nella sua ascesa gli inizi della sottomissione europea all’Islam, quella già paventata da Oriana Fallaci e descritta da Michel Houellebecq. Gli islamici oltranzisti gli contestano invece la sua dottrina tiepida, in nome di un laicismo moderato pur praticando la fede islamica.

Eppure Sadiq Khan ha vinto. Ovvero la maggioranza dei londinesi, un popolo misto da tempo esempio di multiculturalismo, ha scelto Khan per guidare la più grande metropoli europea.

Dando così, a tutti noi europei, un’indicazione di rotta per il futuro stesso del vecchio continente.

Concepita a suo tempo sulle acque del Mediterraneo, l’Europa sarà infine liquida ed integrata. Proprio come il mare. Senza muri, all inclusive.

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Papa

Papa Francesco, ricevendo il Premio “Carlo Magno”, si è chiesto: “Che cosa ti è successo Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà? Che cosa ti è successo, Europa terra di poeti, filosofi, artisti, musicisti, letterati?“.

Unfortunately, umanesimo è parola dimenticata, i diritti latitano, i poeti sono in esilio.

E ciò che conta sono interesse, bilancio, burocrazia. In un unico termine, business. Che, quasi sempre, è “guardare all’oggi per sé”.

Tenendo così sempre più lontane quelle parole che non sono solo umanistiche, ma prima di tutto umane: speranza, accoglienza, sogno.

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Dopo aver subito sfregi e devastazioni Palmira è tornata ad essere accarezzata dalla musica.

L’antico teatro siriano ha infatti accolto l’orchestra filarmonica del Teatro Marinski di San Pietroburgo, riportando così armonia in un luogo tanto ferito.

Quell’armonia che è sovrapposizione di suoni, di accordi, di relazioni.

Pratica solo apparentemente semplice.

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