Le note del Premio Oscar Ennio Morricone sono immediatamente riconoscibili. E propriamente visibili.
Perché al loro dipanarsi uditivo è fulmineo l’apparire delle scene filmiche che ne hanno scatenato la composizione.
Le immagini sfilano così davanti ai nostri occhi, anche senza rivederle.
Dalla sequenza sgranata dei baci cinematografici in “Nuovo Cinema Paradiso” alla drammatica scena cimiteriale del “triello” ne “Il buono, il brutto, il cattivo”, dal sogno oppiaceo e struggente di Noodles/De Niro in “C’era una volta in America” all’assolo di Gabriel tra i nativi sudamericani in “Mission”. Per ricordarne solo alcune.
Forse è per questo che Ennio Morricone è un Maestro delle colonne sonore. Perché compone musica sublime facendola aderire, quale vestito di alta fattura, al film da musicare. Nota e fotogramma intrecciati in un connubio superiore. Uno di quei matrimoni che, se ben riusciti, durano per sempre. In virtù di un sommo sacerdote ad officiare tale rito.