I miei studenti mi hanno interrogata. Intorno a “petaloso“.
Si sono divisi in due scuole di pensiero, richiedendo la mia collocazione.
Mi piace/non mi piace, modalità Facebook. Modalità primaria, che non contempla né posizioni intermedie (tertium non datur), né chiose critiche.
E’ stata l’occasione montaliana per addentrarci nei “boschi critici”, quelli che permettono di evitare “le trappole, gli scorni di chi crede / che la realtà sia quella che si vede“.
Cosa rende particolare questo neologismo? La discrasia tra significato e significante. Il significato infatti appare poca cosa, risultando quasi tautologico: è “petaloso” ciò che “tanti petali ha o mostra”, assumendo forse nelle metafore più consistenza. Si potrà quindi dire “la questione appare petalosa”, ovvero “con aspetti multipli da dirimere”. Oppure, “quella bottega è davvero petalosa” per dire che la stessa vende “molti manufatti”, quasi sicuramente “belli e colorati”.
Ma “petaloso” gioca tutte le sue carte, ops petali, sul suono che produce, che rende lo stesso “coccoloso”, “armonioso”, “fantasioso”. Musicalmente piacevole. Quindi potenzialmente poetico.
Forse un giorno leggeremo in una lirica un endecasillabo di tal sorta: “Era un tramonto a tratti petaloso“. Vedendo così un cielo con stralci di nubi aranciate da un sole in declino.
Gradevole l’mmagine rosa e petalosa , che porta un annuncio di primavera, ormai imminente. !
Credo che sulla coniazione fanciullesca di tale aggettivo abbiano giocato molto i neologismi della pubbliciità . Già nella campagna pubblicitaria della Fiat Uno, anni or sono, si definiva l’auto ” comodosa”, “risparmiosa”, “sprintosa”.
Aveva ragione Manzoni , che credeva nella forza democratica del linguaggio , artefice di norme.
Il piccolo autore dell’attributo del “nome della rosa” pare quasi omaggiare Eco , con questa sua invenzione che è già virale.
Non mi dispiace come aggettivo , ma lo confinerei nel parlato.
Buona settimana, cara Es