Si dice che il Festival di Sanremo sia da sempre la cartina al tornasole del Paese Italia.
Che dia cioè una fotografia e un’indicazione di quale sia il passo dello Stivale.
E allora il barometro cosa segna per l’edizione numero 66 appena conclusa?
Per cominciare indica che l’arcobaleno è per ora più un augurio futuribile che una realtà immediata (e i toni accesi della discussione odierna in Aula lo certificano).
Che le donne, quando portatrici di talento ed ironia (leggi Virginia Raffaele), sono una vera forza della natura. Non da arginare.
Che tutti noi restiamo alquanto addormentati, tanto che un energico “Wake up” (del rapper Rocco Hunt) ci sollecita al massimo un battito di ciglia. La sveglia resta ancora stabile su Off.
Che un gruppo storico come gli “Stadio” (nel loro Dna Lucio Dalla e indimenticabili colonne sonore) può ricevere infine un riconoscimento ufficiale e popolare. Pur in un’epoca di rottamazione. E forse anche per questo motivo passano la mano, per la partecipazione all’Eurovision Song Contest, alla giovane Francesca Michielin. Rientrando così nel mood “largo ai giovani”.
Ma soprattutto il barometro sanremese segnala che l’indice di rassegnazione italiano volge, purtroppo, verso l’alto. Sottolineando che ci siamo talmente abituati al malaffare e al malandare, che non ci resta che pregare, con un “Amen” finale e liberatorio come ci suggerisce Francesco Gabbani, il vincitore, meritatissimo, delle Nuove Proposte, già definito il nuovo Rino Gaetano:
“E allora avanti popolo / che spera in un miracolo / elaboriamo il lutto con un Amen.”
Intanto esordisco con l’assegnazione di un premio straordinario al nostro conduttore per la qualità del post, di altissimo valore giornalistico, ( chi vuole unirsi alla giuria premiatrice lo faccia !).
E’ solo un premio virtuale , ahimè, ma di gran valore in termini di riconoscenza della grande capacità di analisi di fenomeni di attualità e di costume , proposti con ironia e profondità di giudizio.
Poi esprimo un parere favorevole per questa 66a edizione del Festival, vera fotografia delle problematiche attuali. Sul palco in effetti si sono toccati molti temi dei nostri tempi: la diversità, il pregiudizio, l’amore , l’universalità , la nuova direzione (ancora incomprensibile) del mondo , la nuova società , l’etica, che pare sottolineare la consapevolezza del senso del dovere da parte dei padri che si sacrificano per i figli rinunciando alla loro felicità e libertà, a conferma di un ritorno ai valori della famiglia, magari più colorata di un tempo, ma con il senso della rinuncia per l’altro, etc. etc.
Grandissimo l’intervento di Bosso, che ha dimostrato di superare i limiti imposti dall’handicap facendoci sfiorare l’infinito che porta dentro con la sua musica.
Fortissima la performance della Raffaele , grandissima imitatrice , che ha interpretato con maestria la Fracci , (grande donna che ha risposto con fine intelligenza alle domande dei giornalisti, accettando lo scherzo), e che mi ha fatto letteralmente piegare in due dalle risate con l’imitazione della Belen , praticamente identica! ( non c’è stato però l’apprezzamento da parte dell’imitata, che forse non ha capito che l’imitazione è anche caricatura….) .
E non dimentichiamo il bravo Carletto, ormai avvezzo al palco che emoziona anche i più datati.
Ma anche Garco , alla fine, ha dimostrato di essere semplice , dentro.
Questo , almeno, è ciò che penso io.
Ciao a tutti e ancora bravissima a te, cara Es.