Prima e durante la Seconda Guerra Mondiale decine di migliaia di ragazze coreane, e non solo, venivano rapite e costrette a prostituirsi per le forze armate nipponiche. Erano chiamate “donne conforto”.
Solo ora il Giappone riconosce il danno arrecato a migliaia di ragazze. Ora che non più di una cinquantina di loro sono ancora vive, a raccontare di quegli orrori, dal rapimento agli stupri continui perpetrati dai soldati al fronte.
L’accordo tra i governi di Giappone e Corea del Sud ha però portata storica perché Tokyo ha annunciato lo stanziamento di un miliardo di yen per un fondo che garantisca il “maggior benessere possibile” alle sopravvissute.
Ma il ricordo a monito dei crimini contro l’umanità va preservato e tramandato nei passaggi di generazione. Per evitare strategiche perdite di memoria.