Cosa fareste se, svegliandovi una mattina, vi ritrovaste su una panchina in un luogo sconosciuto, col polso ammanettato ad un’altra persona, ancora addormentata, mai vista prima? Comincereste a cercare di mettere a fuoco le coordinate spazio-temporali, poi quelle cinestesiche e mnemoniche. E, svegliando l’altro, anch’egli all’oscuro di tutto, cerchereste di capire, riposizionando via via le tessere di un puzzle sempre più oscuro, in cui ogni nuovo dettaglio sembra, dopo poco, perdere la collocazione assegnata.
Così i due protagonisti del libro “Central Park” di Guillaume Musso, una poliziotta di Parigi e un musicista di Dublino, sono costretti, con i pochi indizi che hanno su di sé, a far luce sul loro “caso”. Indagando. E rimanendo, ad ogni scoperta, increduli e spiazzati. Dovendo così ricominciare ogni volta daccapo. Con l’inquietudine che aumenta. In loro e nel lettore.
Il finale non è solo inaspettato, ma sconvolgente. Nel senso letterale del termine: mettere sottosopra quanto prima si era acquisito.
intrigante! Credo che a mio marito gli piacerebbe un sacco. Lui adora questo genere
Mi farai sapere. Avvertenze: non riuscirai più a parlare con tuo marito per qualche giorno…
A presto, Es.
hahaha!!
Intrigante 🙂
Certo,cara Es, da come lo presenti e dalle recensioni che ho letto sorge il desiderio di leggerlo, alla ricerca della conclusione cosi sorprendente.
Ti dirò che dopo le noiose ore di aggiornamento di ieri andrebbe proprio bene !!