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Archive for 11 gennaio 2016

David-Bowie

In molti lo consideravamo l’extraterrestre, “L’uomo che cadde sulla Terra“, quindi immortale. Anche se David Bowie l’aveva rivelato, “Ziggy Stardust” non è l’uomo delle stelle ma il messaggero terreno delle stelle. Un messaggero che torna nel suo ultimo video, “Lazarus“, video predittivo del “viaggio” che si preparava ad affrontare. “Guardate qui, sono in Paradiso“, canta il Duca non solo Bianco ma diafano, con voce più roca e graffiata. Un autentico testamento, non solo artistico.

Già nel “firmamento” degli artisti di caratura eccezionale, ora il “Duca Bianco” diviene comunque “L’uomo delle stelle”. Parte di quel mondo “Altro” e “Alto” da cui fu sempre attratto, musicalmente, si pensi a “Space Oddity” in cui il viaggio spaziale di Major Tom riguarda anche l’alienazione o all’ultimo album “Blackstars” in cui i colori sembrano definitivamente oscurarsi, ma anche spiritualmente. Il suo ritiro nel 1967 tra i buddisti rimase in lui uno degli insegnamenti fondamentali: “La lezione che ho probabilmente imparato più di qualsiasi altra cosa è che la mia soddisfazione viene da quel tipo di investigazione spirituale. E questo non significa che voglio trovare una religione a cui aggrapparmi, significa cercare di trovare la vita interiore delle cose che mi interessano“.

Sperimentazione sempre, creatività, camaleontismo, uso sapiente della voce sì, ma anche del corpo in vista dell’azione scenica. E l’aura di leggenda intorno, lui stesso Leggenda del rock, dalle iridi diverse (in realtà una midriasi permanente per un pugno ricevuto da adolescente) all’algida androginia, dall’amicizia con Andy Warhol (da lui interpretato nel film “Basquiat“) al matrimonio con la modella somala Iman.

Negli anni ’80 David Bowie chiedeva, con “Let’s dance“, di ballare. E io, con altri, ti abbiamo ballato e amato a dismisura. Nelle note, nei gesti, e in quello sguardo, spesso Altrove. Quell’Altrove che ora tu sai, “uomo delle stelle”, continuando la tua ricerca.

Ora per noi mortali è il vuoto di te. Parafrasando Montale, sarà il vuoto ad ogni tuo suono senza il tuo esserci.

Goodbye David Bowie.

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Gianni Rondolino

La tristezza mi abita in profondità nel dover dare l’addio a Gianni Rondolino, Maestro mio e di tanti che alle sue affollatissime lezioni di cinema all’Università di Torino sono stati avviati alla settima arte e ad un’ironica e intelligente capacità critica.

Ci si divertiva tanto alle sue lezioni. E si imparava molto. Col piacere sotto un braccio e il suo volumone di cinema (il mitico “Rondolone”) sotto l’altro. Ci “minacciava” bonariamente con “La corazzata Potëmkin” e ci avviava magistralmente alla conoscenza delle soap opera e telenovelas rivelandoci che le guardava in piena notte di nascosto dalla moglie. Mastodontico il suo sapere sul cinema, ma mai cattedratico nel raccontarlo. E tanto amava la celluloide da inventarsi e far nascere quella sua fantastica creatura che è “Torino Film Festival“.

Il senso della leggerezza affonda per me le sue radici anche in quella sua capacità di descrivere un movimento di macchina o cinematografico facendolo sembrare un gioco.

Grazie Professor Rondolino per aver fatto parte del mio cammino.

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