“Dalla torre
cade un suono di bronzo: la sfilata
prosegue fra tamburi che ribattono
a gloria di contrade.
E’ strano: tu
che guardi la sommossa vastità,
i mattoni incupiti, la malcerta
mongolfiera di carta che si spicca
dai fantasmi animati sul quadrante
dell’immenso orologio, l’arpeggiante
volteggio degli sciami e lo stupore
che invade la conchiglia
del Campo…“
Da “Palio” (Eugenio Montale)
a Montale non interessavano le morti cruente dei cavalli.Nemmeno un accenno.Un Nobel sprecato ?
Bisogna essere davvero sfrontati per vedere spreco in una delle voci poetiche più alte di sempre. Ma in quanto vincitrice del Premio Montale e studiosa di “Eusebio” sono forse di parte…
A presto, Es.
lui ha una scusante ,forse prima le regate erano meno cruente.
Secondo me ,cara Es. non sei di parte affatto ma molto oggettiva nel riconoscere la forza potente della poesia, che riesce a trasmettere la verità e la bellezza di ogni fatto, cosa, evento .
Credo che a Montale interessino moltissimo le morti cruente dei cavalli, caro Ghisilbert, perchè vede in essi il male di vivere ” era un cavallo stramazzato,il rivo strozzato che gorgoglia… “.
In Palio si sofferma piuttosto a descrivere un’atmosfera di sapore…. carducciano, di quel Carducci un pò anticipatore del decadentismo.
Buona caliente giornata.
Cara Sonia, anch’io ho pensato a quel “cavallo stramazzato” che sometimes ci accompagna nelle nostre parole intorno al senso del mondo…
A presto, Es.
grazie