Stamane vado a scuola e, ancora una volta, torno a casa con la lezione del giorno.
Nel senso che ho ripassato un tema che nella corsa quotidiana rischiamo di perdere dalla vista del cuore.
Un mio studente quindicenne, ma con un tempo interno alquanto sviluppato, dopo aver sostenuto la mia interrogazione torna al proprio banco e mentre io sono già al successivo interrogato, tra sé e sé sorride, ma di un sorriso che odora felicità allo stato brado. E io che tutto quanto è “obliquo” annuso, entro in punta di piedi nella sua “bolla” per chiedergliene conto. Perché se, come dice il Poeta Trilussa, “la felicità è una piccola cosa“, sfiorarla è però raro.
E la sua risposta, nella meravigliosa apertura di chi sale la propria “collina”, è stata semplice e profondissima: “Prof, da adesso sono in vacanza!“, con un altro sorriso a proseguire quanto i suoi occhi stavano già intravedendo. Pregustandone la felicità. Quasi ape “su un bottone di rosa“…
Grazie, Faber.