Nei giorni in cui spopola la parola “Scuola”, chi ci lavora cerca di capire il “piatto” che sta per essere cucinato.
Già, perché lo stesso slogan adottato dal governo odora alquanto di ristorante da gourmet. Chissà se poi all’assaggio si rivelerà tale.
La riflessione si scatena proprio da quell’aggettivo “buona”, che linguisticamente presenta tre possibili declinazioni. Il concetto di “buono” si può infatti associare al gusto, o all’etica o alla resa. Un elemento può infatti essere “buono” al palato, oppure “caritatevole” verso gli altri, o ancora “economico” nei risultati.
E dopo le prime indiscrezioni sul Ddl del governo intorno alla scuola, il timore, tra Presidi manager e bilanci aziendali e offerte strategiche, è che sia chiaro il significato dell’aggettivo “buona”. Una “buona” scuola sembra per ora dover assomigliare ad una “scuola-azienda” in cui alcune parole, da relazione a comprensione, da ascolto a curiosità, da dialogo a responsabilità, cioè parole da sempre fondamentali nell’educazione, rischiano di dover sbiadire sullo sfondo. Di un declinante orizzonte.
Vale a dire : non è cambiato niente rispetto ad un recente passato ? Pare proprio di sì.
Riguardo poi alla buona scuola non si può non riconoscere che la definizione è perfettamente consona con l’annata straordinaria per il grande evento dell’Expo milanese. I conti tornano , il risultato deve essere buono dal punto di vista del palato e dell’economia . Siamo in fase di ripresa , dice qualcuno, e la scuola non può che trarne un beneficio.. gastronomico.
Cara Es , una buona scuola dal punto di vista didattico , educativo ed etico garantirebbe teste pensanti , quindi pericolose, anzi pericolosissime!!
Ciao, buonissima settimana .
vista poi l’ambiguiità di significato dell’aggettivo buona:.Ad esempio:figlio di buona mamma significa ben altro che figlio di timorata di Dio……c’è da andare con i piedi di piombo