“Per loro, l’Italia è selvaggia, inospitale, antica, raffinata, decadente, angusta, meravigliosa, primitiva, troppo battuta dal sole, a volte lamentano una qualità del cibo pessima. Ai loro occhi, gli italiani sono alternativamente incivili e cortesi, cordiali e insensibili, privi di tenerezza e poveri, degenerati e virili, schietti e galanti.”
Chi potrebbe aver detto tali parole di noi italiani?
Gli aggettivi che ci descrivono sembrano riecheggiare attualità e invece, a sorpresa, sono il punto di vista, riportato dal curatore, Francesco Longo, della sezione scrittori stranieri del numero, “Granturismo”, della rivista letteraria “Nuovi Argomenti”, a proposito di coloro, come Bachman, Pound, Cheever, Hemingway che passarono del tempo in Italia nel Novecento.
Come a dire che, nella terra dei “gattopardi”, proprio nulla cambia.
direi una bella biovarianza di agettivi qualificativi che non annoiano.Io sono soddisfatto.
Forse troppo abituati questi cari italiani ad essere dominati dagli stranieri al punto da diventare rinunciatari ?
Un grande popolo comunque in una terra che tutto il mondo ci invidia, ma ricchissimo di contraddizioni. Io non sono così soddisfatta , caro Gilberto,perchè l’abiezione morale, l’inciviltà , la corruzione e la degenerazione si sono espanse superando di gran lunga i valori positivi e suscitano in me reazioni di disgusto ,tanto da provare spesso”uno spirto guerrier che entro mi rugge” di fronte ad”un secol superbo e sciocco”.
colti e giusti risentmenti,ma se non ti ritiri nella tua torre eburnea ti dovrai mischiare senpre più a brutta gentaglia.Bauona fortuna
Certo l’attrazione per il “retiro” è forte, ma desidero ancora credere che qualcosa cambi, elemento che mi spinge ad affrontare ogni giorno, con convinzione e impegno.
Buona serata.