Il 27 gennaio 1945, all’apertura dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz, fu rivelato al mondo l’orrore del genocidio nazista.
Alla luce degli ultimi e drammatici eventi francesi c’è da chiedersi se tutti noi stiamo tenendo fede a quell’impegno, a quel “patto” civile su cui abbiamo giurato di rifondarci, tenendo sempre l’attenzione alta e la memoria viva, in modo che una tale ecatombe non sia più. Senza dimenticare che proprio in sordina cominciò, col silenzio di tanti.
Un modo per ricordare è “inciampare”. Così ha pensato l’artista tedesco Gunter Demnig che dal 1995, partendo da Colonia, ha installato oltre 50.000 “pietre d’inciampo”, le Stolpersteine, nel selciato di molte città europee (ora anche a Torino, con la posa della pietra numero 50.000), davanti alle abitazioni teatro di deportazioni. Così i sampietrini riportano sulla piastra d’ottone il nome della persona deportata, con l’anno di nascita, data e luogo di deportazione e data di morte se conosciuta. Tentando così di restituire individualità a chi era stato ridotto a numero. Un modo per restituire memoria storica. Inciampando, fermandosi, riflettendo.
Cara Es, la strada della nostra vita non potrà mai essere percorsa senza ciottoli che ci inciampano, se almeno la nostra coscienza contiene tracce del nostro comune passato / presente e ha dimensione umana.
Mi accorgo che , con il passare degli anni , ogni momento di memoria storica che ricorda l’orrore nazista , mi rende sempre più vulnerabile , quasi incapace di sostenere la vista di immagini che registrano tali atrocità , un ” buco nero” della nostra storia che ha assorbito le nostre anime.
Che il 27 gennaio sia per tutti gli uomini un giorno di consapevolezza , da cui partire per creare un mondo nuovo.
Bellissimo post, cara Ester. Grazie.
Un abbraccio.
Buona notte Ester!
Nives
@ nives1950
Grazie per il video, cara Nives. Lo condividerò coi miei studenti, con i quali abbiamo riflettuto intorno a documenti testimoniali relativi proprio alla “vita” nel campo.
A presto, Es.
@ marisamoles
Grazie a te, cara Marisa!
Un abbraccio, Es.