Qualche settimana fa ho affrontato con la “mia” (antica illusione quella per cui consideriamo sempre un po’ nostre le persone con cui ci intratteniamo…) classe seconda di liceo l’argomento “Poesia”. Complesso, lo so. Ma ogni volta so anche che tale “operazione” (capirete tra poco perché la definisco tale) mi regala albe e tramonti, direttamente sui banchi. Sarà perché la poesia è connaturata a tutti noi viventi, è solo necessaria una levatrice che porti “alla luce” la vita più intima che, interna a ciascuno di noi, già pulsa.
E così ho assistito, ancora una volta, al miracolo della nascita poetica, che è poi la nascita più autentica, profonda, e animica di ogni essere umano. Perché entra in contatto con le parti più nascoste e potenti del sé.
Dopo aver spiegato ed esemplificato l’acrostico, ovvero quel particolare tipo di componimento, solitamente dedicatario, che porta per ogni verso nelle sue lettere iniziali un nome proprio, ho chiesto a loro di provare a scriverne uno, ricordando di raccontare, attraverso i versi, la persona il cui nome fa acrostico.
Vi riporto qualche esempio, ricordandovi che sono ragazze/i quindicenni, quelle/i che solitamente vengono descritti “sdraiati” e “smanettoni”, cioè nullafacenti, alias nullapensanti.
Fabio, nuotatore fin da bambino, si è raccontato così:
“Fin da bambino/Amavo nuotare/Battevo gli avversari/In tutte le gare./Ora son sempre uguale.”
Michele, solitamente tranquillo ma attento ad ogni evento, si descrive in questo modo:
“Mi/Immergo/Completamente./Ho/Eleganza,/Lentezza/Esagerata.”
Assia, con un suo sfaccettato mondo interno, scrive di sé:
“Aiutami,/Sono/Sola/In questo/Abominio.”
Sebastiano descrive la bellezza di Rebecca:
“Rossa/E/Bella/E/Calda/Come la notte/Appena prima che arrivi.”
Giada racconta il proprio rapporto con Edoardo:
“Eravamo/Due ruote di legno,/Ora/A mala pena/Riesco a/Distinguerti nel mio/Orizzonte di tristezza.”
Cosa ne dite? Possiamo ancora definirli nullapensanti?
Cara Es, sono sempre più convinta che stia diventando un luogo comune il ripetere che i ragazzi di oggi non valgono e non fanno nulla . Hanno un mondo profondo dentro, hanno sensibilità ed intelligenza ma è necessario che incontrino una brava levatrice per “partorire” il bello che portano in sè .I tuoi ragazzi sono stati fortunati , perchè sono riusciti a far parlare il fanciullino della loro anima, grazie a te.
Ti riporto una recentissima esperienza vissuta con i miei ieri, durante l’incontro con Salvatore Borsellino e il sindaco di Messina , un momento che ha lasciato un sigillo nel cuore, tanto che ho visto ragazzi piangere nell’ascoltare le parole testimonianza di una strage e la fiducia al contempo nella possibilità di cambiare il Paese e il mondo intero partendo dalle nuove generazioni che devono coltivare amore e collaborazione per ostacolare tutto il male , forte ma non imbattibile. Ho ancora il cuore tremante per la grande emozione vissuta e sono felice di avere percepito tanta energia positiva da parte di coloro che credevo indifferenti.
Diventi nostro, di tutti il messaggio di Salvatore, non lasciamoci distruggere da una “colpevole indifferenza”.
Grazie per il bel post . Mi sono piaciuti i versi dei ragazzi , in particolare quanto scrive Giada.
Buona giornata.
Non so se ha visto “Il rosso e il blu”, uscito al cinema un paio di anni fa. La situazione che lei ha descritto con emozione mi ha fatto ripensare a questa scena qui. A presto, elena.
Bella scena . Grazie, Elena. In effetti ciò che accomuna i due eventi è proprio quel “fuoco” che solo alcune persone sanno trasmettere, accendendo in noi quella fiammella che ci tiene e ci fa sentire vivi e partecipi del mondo.
Buona serata.
Sonia.
Cara Elenina,
Tu fai parte di coloro che mi hanno fatto vivere albe e tramonti tra i banchi…
Un abbraccio affettuoso, Es.
Evidentemente no. Ma come hai detto bene tu è necessario che si realizzi l’ incontro con una “levatrice” capace.