Quando pensiamo a Roy Lichtenstein si affacciano immediatamente alle finestre della nostra mente i suoi quadri-fumetto, resi famosi dalla tecnica a “punti Ben Day”. Ma il suo lavoro come veniva elaborato? E il suo percorso artistico come si è evoluto nel tempo?
Alcune risposte sono possibili attraverso la visione dei suoi disegni esposti alla GAM di Torino, mostra che testimonia in modo esauriente la genesi dei capolavori di uno dei maestri della Pop Art. Sottolineandone così il lucido rigore intellettuale e la straordinaria capacità creativa.
E’ la stessa moglie dell’artista, Dorothy Lichtenstein, a ricordare l’importanza che aveva il disegno per Roy: “Il disegno è stato primario in tutto il suo lavoro. Per ogni opera, dipinto, stampa, poster o scultura che fosse, Roy partiva sempre da un disegno. […] Con le sue immagini Roy ha riempito taccuini, quaderni di carta fiorentina finemente rilegati, blocchi per appunti e pezzi di carta, modificandole continuamente finché non ne era soddisfatto. Solo allora poteva passare al dipinto o alla scultura. Quei piccoli disegni erano la base del suo lavoro, il punto di partenza del processo, tanto che spesso li riportava sulla tela. Credo che quelle prime “concettualizzazioni” incarnino l’integrità dell’arte di Roy.“
mea non interest
Con questo post, cara Es, mi fai riflettere sull’importanza del disegno , genesi dell’arte. I primo uomini facevano i graffiti, quindi l’arte trova il fondamento nel disegno. Disegnare è un po’ come scrivere : dai forma a ciò che hai dentro, non per niente psicologi, psicanalisti, psichiatri studiano i disegni dei pazienti.
Ciao, buon fine settimana ma attenzione al ciclone Medea!