Ho sempre trovato piacevole George Clooney. Sarà che è uomo di indubbio fascino oltre che di maschia ma elegante bellezza. Sarà il suo sorriso piacione e sornione che sembra togliere la patina del dramma ad ogni evento, persino quando si aggirava tra le corsie ospedaliere di “E.R. – Medici in prima linea”. Sarà soprattutto il suo impegno continuo nel campo dei diritti umani. Insomma Clooney mi è sempre piaciuto, pur essendo del “partito” pro Brad Pitt (curiosamente il grande assente dalla laguna).
Eppure nei giorni (ora si usa il plurale…) del suo matrimonio con l’avvocato Amal Alamuddin ho rivisto le mie simpatie in suo favore. E non per gelosia.
Se forte è il suo amore per la privacy, al punto da blindare ogni suo passaggio (sull’acqua è stato più difficile) e oscurare ogni finestra dei Palazzi veneziani (tra cui un hotel a sette stelle, numero riservato finora solo agli Emirati Arabi) che hanno ospitato lui e la consorte e gli ospiti, perché non pensare ad una location più riservata, pur mantenendo i suoi standard di richiesta? Ci sono atolli, montagne, deserti sparsi per il globo che in quanto a privacy sono solo rintracciabili dalle sonde orbitanti intorno alla Terra.
A meno che il tappeto rosso sia davvero quello che mai deve mancare in una festa che si rispetti. E allora quale migliore red carpet del Canal Grande a Venezia, provando così l’ebbrezza di recitare la parte di Doge Futuribile?