Dieci anni fa ci lasciava Nino Manfredi, uno dei “mostri” della commedia all’italiana, con interpretazioni indimenticabili, dal Pasquino del “Nell’anno del Signore” all’emigrante italiano in “Pane e cioccolata“, dal portantino d’ospedale in “C’eravamo tanto amati” al Geppetto dello sceneggiato televisivo di Luigi Comencini “Le avventure di Pinocchio“. Superbo e commovente poi nella regia dell’autobiografico “Per grazia ricevuta“.
Il mondo ricorda l’artista di Castro dei Volsci con la manifestazione “Nino!“, una serie di eventi, da Los Angeles a Parigi, passando per l’Italia, con proiezioni speciali e mostre per celebrare un attore sfaccettato e versatile, che sembrava quasi non recitasse data la naturalezza con cui entrava nei personaggi che interpretava.
Il suo celebre “fusse che fusse la vorta bbona” del “barista di Ceccano”, Canzonissima 1959, divenne una sorta di tormentone nazionale, fino a trasformarsi in un modo di dire proverbiale, raccontando la pratica semplicità del popolo. E scolpendo i tratti indimenticati di Nino.