Sono trascorsi settant’anni da tutto quel sangue, da quella insensata efferatezza, da quel massacro senza senso. Da quell’eccidio.
E’ dovere civile ricordare quel tragico evento, simbolo della crudeltà dell’occupazione tedesca di Roma.
A monito delle attuali occupazioni in altre parti del mondo.
Ne sono passati settanta di anni, non quaranta, e i familiari sopravvissuti ancora non si danno pace.
Ma l’uomo potrà davvero mai imparare a vivere senza ammazzare? Ma che vita è se non la si vive per gli altri, per coltivarlo il valore della vita anziché reciderlo senza rispetto e senza pietà?
Certo Diemme, settanta, è stato un lapsus di scrittura. Mi sorprendo però sempre della celerità e incisività con cui si sottolineano i lapsus…
A presto, Es.
Oggi non ho sentito parole al riguardo, se non le tue, sempre loquaci ed incisive.
Penso che tutti noi viviamo spesso in una colpevole indifferenza riguardo a molti drammi del passato e del presente
Ma credo anche , al contempo, che qualcosa stia cambiando, che qualche coscienza si stia risvegliando. Speriamo.
Cara Es, è la storia della pagliuzza e della trave..