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Archive for marzo 2014

giratempo

E’ ora di girare il tempo. Spostando le lancette oltre se stesse. Rendendole così più legali e meno solari.

Esattamente come fa Hermione in “Harry Potter”. Con un Time Turner o “Giratempo”, una collana con clessidra. Che permette a lei di frequentare più di un corso nella stessa ora, e a noi di dormire un’ora in meno per “ballare” un’ora in più. Quasi per magia.

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ionesco

Da “La cantatrice calva” di Eugene Ionesco, incipit:

Interno borghese inglese, con poltrone inglesi. Serata inglese. Il signor Smith, inglese, nella sua poltrona e nelle sue pantofole inglesi, fuma la sua pipa inglese e legge un giornale inglese accanto a un fuoco inglese. Porta occhiali inglesi; ha baffetti grigi, inglesi. Vicino a lui, in un’altra poltrona inglese, la signora Smith, inglese, rammenda un paio di calze inglesi. Lungo silenzio inglese. La pendola inglese batte diciassette colpi inglesi.

Signora Smith: Già le nove. Abbiamo mangiato minestra, pesce, patate al lardo, insalata inglese. I ragazzi hanno bevuto acqua inglese. Abbiamo mangiato bene, questa sera. La ragione è che abitiamo nei dintorni di Londra e che il nostro nome è Smith.
Signor Smith: (continuando a leggere, fa schioccare la lingua).
Signora Smith: Le patate sono molto buone col lardo, l’olio dell’insalata non era rancido. L’olio del droghiere dell’angolo è di qualità assai migliore dell’olio del droghiere di fronte, ed è persino migliore dell’olio del droghiere ai piedi della salita. Non voglio dire però che l’olio di costoro sia cattivo.
Signor Smith: (continuando a leggere, fa schioccare la lingua).
Signora Smith: Ad ogni modo l’olio del droghiere dell’angolo resta il migliore…
Signor Smith: (continuando a leggere, fa schioccare la lingua).

Vent’anni fa scompariva il drammaturgo Eugene Ionesco, esponente del teatro dell’assurdo, che col nonsense ha messo in scena l’angoscia e l’irrazionalità della condizione umana.

E’ sufficiente rileggere l’incipit di uno dei suoi capolavori, “La cantatrice calva”, per sentire la forza e l’attualità di quel testo, in cui i personaggi dialogano attraverso luoghi comuni, con un linguaggio del tutto privo di valore comunicativo. Lo spunto per l’opera venne a Ionesco leggendo casualmente un manuale di conversazione inglese/francese per principianti. Trovò così irresistibili quei dialoghi banali che li usò per mostrare il vuoto spirituale dell’umanità che si esprime attraverso un linguaggio stereotipato.

Ancora più ora di allora. Preveggenza della poesia.

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E’ proprio il caso di dirlo, il ventinovenne artista belga Stromae è davvero Formidabile!

Dopo essere stato un’autentica scossa di energia all’ultimo Festival di Sanremo con una straordinaria esibizione “da ubriaco”, con il suo secondo album “Racine carrée” ha raggiunto i primi posti degli album più venduti su iTunes. Considerato l’erede di chansonnier come Charles Aznavour e Jacques Brel, Stromae si rivolge alla sua generazione con quei modi umili di chi sa cosa vuol dire vivere nelle periferie senza un soldo in tasca.

Nella ballata “Formidable” interpreta un ubriaco che racconta la fine della sua relazione ai passanti vicino alla stazione di Bruxelles. Talmente verosimile da essere guardato dalla gente con occhi talvolta pietosi, talvolta curiosi . Ma quasi sempre indifferenti. E anche questo ci dice molto del nostro tempo.

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fosseardeatine7

Sono trascorsi settant’anni da tutto quel sangue, da quella insensata efferatezza, da quel massacro senza senso. Da quell’eccidio.

E’ dovere civile ricordare quel tragico evento, simbolo della crudeltà dell’occupazione tedesca di Roma.

A monito delle attuali occupazioni in altre parti del mondo.

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banca-del-vino_pollenzo_archivio-fotografico-regione-piemonte

Leggendo l’elenco dei luoghi speciali da visitare durante queste giornate FAI, Fondo Ambiente Italiano, mi sono soffermata su “La Banca del Vino” di Pollenzo, un museo di oltre due mila mq di cantine ottocentesche in cui ripercorrere idealmente tutta l’Italia del vino.

E così la mia fantasia si è messa in movimento. Immaginando una suggestiva passeggiata nella cultura enologica. Sicuramente di Origine Controllata.

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margherite

È venuto il tempo
che il ranuncolo limpido
rischiara
!’erba folta ed amara;
fitte e stupite
si schierano sulle prode
le margherite;
già l’usignolo s’ode.

“Tempo di primavera” di Attilio Bertolucci

Ps: primavera anche per questo blog, che compie tre anni…

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Ilaria-Alpi_Miran-Hrovatin

“Somalia: uccisi due giornalisti italiani a Mogadiscio – Mogadiscio, 20 marzo – La giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e il suo operatore, del quale non si conosce ancora il nome, sono stati uccisi oggi pomeriggio a Mogadiscio nord in circostanze non ancora chiarite. Lo ha reso noto Giancarlo Marocchino, un autotrasportatore italiano che vive a Mogadiscio da dieci anni”.

Con queste prime e frammentarie righe battute dall’agenzia Ansa alle ore 14.43 del 20 marzo 1994 si aveva notizia di questa tragedia ancora avvolta nel mistero a vent’anni di distanza.

Chi e perché ha assassinato i due giornalisti? Forse perché stavano indagando su quei traffici illeciti, armi e rifiuti tossici, per cui la Somalia è da tempo tristemente famosa? E forse per la collusione di apparati politico-diplomatico-militari dello Stato italiano con i soliti servizi segreti a nascondere, coprire, ombreggiare?

La battaglia della famiglia di Ilaria Alpi per ricercare la verità è stata da sempre incessante ma solitaria. Adesso supportata però dalla Rete: oltre trentacinquemila persone hanno aderito all’appello lanciato da “Articolo21” su “Change.org” per chiedere che vengano resi pubblici documenti ancora segreti.  “A venti anni di distanza siamo ancora in attesa di conoscere tutta la verità su quella vicenda – scrivono i responsabili dell’associazione – Questa verità potrebbe essere contenuta nella pila di carta (8.000 documenti) che i servizi di sicurezza militare, l’ex Sismi oggi Aise, hanno accumulato su fatti che attengono all’esecuzione dei due giornalisti”.

Queste carte sono state messe sotto chiave negli archivi della Camera a cui sembra essere stato negato l’accesso dall’Agenzia Aise. Forse perché si tratta di documenti fondamentali sui traffici dei rifiuti tossici. Che portano con sé verità scomode, anche sconvolgenti. Eppure, come scriveva Brecht “chi non conosce la verità è solo uno sciocco. Ma chi, conoscendola la chiama bugia, è un malfattore”.

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alfabeto

«Abbiamo solo ventuno lettere, ha detto il maestro. Con quelle dovremo fare tutto: ridere, piangere, consolare, amare, contraddirci. Dire quando siamo felici, non far capire quando non lo siamo piú, ingoiare una parola che potrebbe ferire, tenercene una tra le mani come una cosa fragilissima e preziosa»

Da “La vita non è in ordine alfabetico” di Andrea Bajani

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moro

16 marzo 1978, ore 9.00. In Via Mario Fani a Roma un commando delle Brigate Rosse, dopo aver ucciso cinque guardie del corpo, Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera e Francesco Zizzi, sequestra il Presidente della Dc, Aldo Moro.

Da quel momento comincia l’Affaire Moro. Che non si conclude il 9 maggio con il drammatico ritrovamento di Via Caetani, ma dura ancora oggi come tanti altri episodi tragici ed oscuri della nostra storia repubblicana.

A tal proposito è di questi giorni l’ultima rivelazione di Salvatore Riina dal carcere intorno al caso Borsellino: sarebbe stato lo stesso giudice ad azionare il detonatore suonando il citofono dell’abitazione della madre. Agghiacciante. L’idea che possa essere accaduto. Ma anche la voglia di farlo ora sapere attraverso una chiacchierata con un altro detenuto. Quasi che certi occulti “poteri” non terminino mai, pur dietro le sbarre di un carcere. Anche se a regime duro.

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idi marzo

Il 15 marzo rimanda immediatamente i nostri interni files a quelle idi di cesariana e tragica memoria.

Negli ultimi anni l’ottimo film di George Clooney “Le idi di marzo” ha occupato parte della nostra scena mentale intorno a questa data.

Ma il tema di fondo resta quello, il tradimento. Quello più alto, da parte di chi non ti aspetti, dall’amico, dal consanguineo, da chi si è scelto col cuore. E che, senza badare al cuore, compie l’atto sacrilego. Con attonita sorpresa di chi lo riceve: “Tu quoque, Brute, fili mi!“.

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