Ogni tanto ripenso a questa celebre fotografia di Steve McCurry che fece il giro del mondo, raccontandoci un mondo, quello afghano, con maggior potenza di tanti reportage. Era il 1984 e la “Ragazza afghana”, la dodicenne orfana Sharbat Gula fotografata in un campo profughi di Peshawar, divenne un simbolo dei conflitti afghani.
Perché in quegli occhi verdi e bellissimi, ma ghiacciati, di quella ragazza-bambina c’era il racconto della caduta delle illusioni. Facendo immediatamente percepire, a noi che la guardavamo, non la tristezza ma la resa di quegli occhi. Con la dignità a rendere però sovrana quella ragazza.
Io ho sempre visto in quegli occhi,sguardo,viso,e velo,l’inesorabilità di Anànke,che dicono in un terribile silenzio :”Bada ! Non incappare nell’ Inesorabile,Chi ti appare debole ,è invece dusalòtos, invincibile.Io ho generato le Parche,Ciò che stabilisco io è immodificabile.Bada !Bada al tuo karma.!
Il fatto che tu curi molto le immagini che inserisci come corredo e commento dei tuoi interessanti post conferma quanto potere queste abbiano, di gran lunga maggiore delle parole, soprattutto quando esprimono emozioni , come nel caso della ragazza afghana , i cui occhi raccontano della sua gioventù violata e rubata e il dramma di un popolo intero.
Impossibile non fermarsi davanti a tale sguardo che riesce a immobilizzare l’osservatore.
Ciao, buona giornata.
La ricordo questa foto, ed è tutto vero ciò che hai postato. Ci sono occhi che immobilizzano! Oggi mi immobilizzano gli occhi dei bimbi siriani!
Bellissimo Post. Grazie Ester.
Nives