Un pensiero al dramma che sta vivendo questa terra, scheggia d’Italia sdraiata in un mare di smalto, ora ferita da un’acqua impazzita e furiosa.
Con la speranza che la Sardegna torni presto ad essere quella descritta da Elio Vittorini in “Sardegna come un’infanzia”, in cui si sente l’odore “del sole. Di fuoco puro, privo d’ogni acredine di combustibile. E di pietra secca. Ma di brughiera anche. E di spoglie di serpi“. Con quella solitudine densa e piena, ma vitale “di ogni cosa, di ogni rupe che par chiusa in se stessa meditando, e d’ogni albero o viandante che s’incontra“. E una luce speciale, “assai al di là dell’orizzonte“.
Traspare una religiosità antica ed essenziale nelle parole di Vittorini che mi fanno pensare ai ricordi d’infanzia di G. Deledda , la quale ricorda della sua terra natale la saggezza profonda ed autentica, il modo di pensare e di vivere, quasi religioso di certi vecchi pastori e contadini sardi .
Ma la natura violata non rispetta nessuna fatica, nessuna storia. fa sentire la sua potenza indomabile.E fa sentire tutti noi responsabili e fragili.