“Ascoltatemi, voi che vivete nei sensi
e pensate soltanto attraverso i sensi,
l’immortalità non è un dono,
l’immortalità è una conquista;
e solo coloro che lottano allo stremo
la possederanno”.
L’ateo del villaggio, da “Antologia di Spoon River” di Edgar Lee Masters.
“Spoon River l’ho letto da ragazzo, avrò avuto 18 anni. Mi era piaciuto, e non so perché mi fosse piaciuto, forse perché in questi personaggi si trovava qualcosa di me. Poi mi è capitato di rileggerlo, due anni fa, e mi sono reso conto che non era invecchiato per niente. Soprattutto mi ha colpito un fatto: nella vita, si è costretti alla competizione, magari si è costretti a pensare il falso o a non essere sinceri, nella morte, invece, i personaggi di Spoon River si esprimono con estrema sincerità, perché non hanno più da aspettarsi niente, non hanno più niente da pensare. Così parlano come da vivi non sono mai stati capaci di fare“.
Fabrizio De André intervistato dalla poetessa Fernanda Pivano (1971).
Sono molto curiosa di leggere l’antologia di Spoon River, non mi sono ancora cimentata, ma ogni tanto c’è qualcosa che me lo ricorda.
Un modo originale per ricordare chi non ha più sensi ma che permane nel ricordo di chi vive qui nel mondo, soprattutto se ha lasciato “eredità d’affetti”.
Un giorno toccante il 2 novembre, che porta a riflessioni profonde, sulla vita, sulla morte, sul senso di tutto. Ma anche un giorno di gioia , quella che si prova in comunione con i nostri cari, pregando con loro.