Il 26 settembre 1973 ci lasciava un’icona della storia del cinema, Anna Magnani, chiamata affettuosamente Nannarella.
E’ stata la prima attrice italiana ad aver vinto l’Oscar, nel 1956 per il film “La rosa tatuata”, ma era già divenuta famosa nel 1945 per l’interpretazione intensa e commovente nel film manifesto del Neorealismo, “Roma città aperta” di Roberto Rossellini, film in cui Anna Magnani entra di diritto in una delle sequenze più celebri della storia del cinema: la corsa dietro un camion tedesco, nel quale è rinchiuso il marito, sequenza che si conclude con la drammatica uccisione del suo personaggio, la ‘Sora Pina’, da parte dei mitra nazisti.
Ha lavorato con i mostri sacri del nostro cinema, da Luchino Visconti, con cui interpreta la madre sognatrice ma dignitosa di “Bellissima“, a Pier Paolo Pasolini nel cui film “Mamma Roma” tratteggia, attraverso la figura di una prostituta, l’umanità disagiata che sogna il proprio impossibile riscatto sociale.
Alla sua morte, come disse Eduardo De Filippo, “Tutti i selciati di Roma hanno strillato. Le pietre del mondo li hanno uditi“.
Come quel suo grido disperato in Roma città aperta, che aveva fatto scrivere al poeta Ungaretti: “Ti ho sentito gridare Francesco dietro un camion e non ti ho più dimenticato“.
Così Nannarella resta nel nostro immaginario.
Bello e succoso il ricordo che hai intessuto di quella che reputo davvero una grande attrice del nostro cinema.
Le parole di Ungaretti, poeta che ha incarnato sulla pagina la sofferenza della guerra, colgono tutta l’umanità dell’attrice.
Le parole di Es mi suscitano il desiderio di rivedere qualche capolavoro della Magnani.