La mostra, “Una passione per Jean Prouvé: dal mobile alla casa”, è bella, esaltata dal luogo che la ospita, la Pinacoteca Agnelli a Torino, perché è sita in alto, tra luce e silenzio. E salendo un’ulteriore rampa ti ritrovi in compagnia delle acque di Canaletto e dei colori di Matisse.
Ma quello che mi ha colpito di questa mostra dell’architetto autodidatta Jean Prouvè è la capacità geniale di alcuni umani di usare al meglio le proprie doti, ponendole anche al servizio degli altri.
Così nasce nel 1954 una casa dal nome poetico, la Maison des Jours Meilleurs, la “Casa per giorni migliori”. Era un inverno freddo e l’ecclesiastico Abbé Pierre aveva fatto un appello per le donazioni finalizzate alla costruzione di alloggi di emergenza per le persone senza fissa dimora. Prouvé pensa a “giorni migliori” anche per gli “ultimi” e progetta 57 metri quadrati, con due camere e un ampio soggiorno. La novità è che la casa è pronta in sette ore col lavoro di due uomini.
La filosofia di lavoro di Prouvé prevedeva un principio, non rimandare le decisioni in modo da non perdere la spinta né indulgere in previsioni non realistiche.
Quanto era avanti rispetto ai suoi tempi questo homo faber.
Quanto è indietro il nostro tempo rispetto alle esigenze primarie delle persone.
Sono significative soprattutto le tue considerazioni finali, mentre, al lato pratico, sarebbe necessario vedere per comprendere come sono state possibili certe soluzioni, dato che oggi con 57 metri ti combinano molto poco.
Ho l’impressione che oggi, più che risolvere esigenze primarie, si tenda a creare nuovi bisogni, spesso artificiosi, comunque più da status symbol, che reali.
Però credo che, se fossi passato da quelle parti, sicuramente la mostra del Canaletto mi avrebbe attratto molto di più, sebbene non sia poi un appassionato di mostre di pittura!
Serene giornata cara Ester, qui c’è anche un bel sole!
Sempre meglio 57 metri quadri piuttosto che un sottoponte o un’auto…
A presto, Es.
Decisamente una filosofia interessante, soprattutto perchè incontra le esigenze della realtà. Io, poi, ho una predilezione speciale per gli architetti, mi sarebbe piaciuto moltissimo essere una di loro!!
Mi piace la filosofia che sostiene l’architettura di Prouvè perché sono convinta che la bellezza del luogo in cui viviamo, rispondendo all’esigenza di ogni uomo, promuova la civiltà e l’educazione.
Prova ne è che i luoghi brutti, degradati, sono il ricettacolo del delinquere.
Ripartiamo dal bello, ponendo gli ingegni al servizio dell’uomo .Dobbiamo promuovere un neo-illuminismo, in cui convivano ragione e bellezza, due elementi di cui si percepisce la carenza.
Ciao Es , buona giornata.