22 maggio 1813: nasceva il compositore tedesco Richard Wagner, che amava molto l’Italia, patria della sua seconda moglie, Cosima Liszt, figlia del grande pianista, nata a Como.
Il suo primo viaggio nel Bel Paese avviene nel 1852 e lo conduce sulle rive del Lago Maggiore dove termina il testo dell’ Anello del Nibelungo. A La Spezia invece ebbe in sogno l’ispirazione per il prologo della Tetralogia, col preludio musicale dell’ Oro del Reno.
Ma è la città lagunare ad essere indissolubilmente legata a Wagner e alla stesura del Tristano, avvenuta tra l’Albergo Danieli e Palazzo Giustiniani: “In una notte d’insonnia, affacciatomi al balcone verso le tre del mattino, sentii per la prima volta il canto antico dei gondolieri. Mi pareva che il richiamo, rauco e lamentoso, venisse da Rialto. Una melopea analoga rispose da più lontano ancora, e quel dialogo straordinario continuò così a intervalli spesso assai lunghi. Queste impressioni restarono in me fino al completamento del secondo atto del Tristano, e forse mi suggerirono i suoni strascicati del corno inglese al principio del terz’atto.” A Venezia il musicista era dovuto riparare in seguito alle scenate di gelosia della sua prima moglie per la passione travolgente che ebbe per una poetessa. E a Venezia rimase in assoluto isolamento per sette mesi, “lontano dalla polvere delle strade e dallo spettacolo dei cavalli maltrattati”.
E’ poi la precaria salute a ricondurlo nel 1881 in Italia, questa volta nel sud, a Palermo e sulla costiera amalfitana. Proprio a Ravello, nel giardino di Villa Rufolo, ebbe l’ispirazione per il Parsifal, il suo ultimo capolavoro, la cui scena l’aveva immaginata nel Duomo di Siena.
Ma è la laguna ad attirarlo ancora, tanto da trasferirsi lì con la famiglia nel 1882. E a Venezia Wagner morirà l’anno seguente per un attacco cardiaco mentre era intento a scrivere un saggio, Sull’elemento femminile nella specie umana.
Ho l’impressione che per gli appassionati di gossip, o di quanto di analogo ci potesse essere in quell’epoca, Wagner sia stato un personaggio che ha anche fornito occasione per parlare non solo della sua musica.
Però, adesso, di lui è rimasta la sua opera musicale, come è giusto che sia!
Ciao cara Ester, felice giornata anche per oggi!
Una musica potente, spesso drammatica quella di Wagner, genio tedesco che è riuscito a tradurre in suoni i grandi temi filosofici e letterari del secondo Ottocento e dei primi del Novecento. La sua musica incarna , secondo me, l’ideale superomistico di Nietzsche.
Singolare il fatto che molti grandi artisti siano approdati in Italia, di cui portano testimonianze apprezzabili.Tra le mete di Wagner in Italia ho scoperto Siena. Fu colpito dalla Cattedrale, della quale il musicista disse di esserne “rimasto affascinato fino alle lacrime”, così da immaginare nell’interno del Duomo di Siena, proprio la scena del ‘Parsifal’ detta dell’Agape. Il musicista fece venire a Siena l’amico pittore e scenografo Paul Joukowski e gli chiese di disegnare il settore della cupola del duomo di Siena per poterla poi ricostruire nelle scenografie del teatro di Bayreuth.
Ciao Es, buona giornata , coronata dalla musica.