Pensando al pittore francese Edgar Degas un subitaneo mondo di ballerine col tutù affolla il nostro immaginario.
E sono quelle che sfilano, inchinandosi a ringraziare il pubblico o provando un passo di danza, per le sale della Palazzina Promotrice delle Belle Arti di Torino in una mostra davvero meritevole perché espone capolavori conservati al Musée D’Orsay di Parigi, alcuni di questi anche raramente spostati.
E’ il caso del ritratto della “Famiglia Bellelli”, meraviglioso nelle sue dimensioni che rendono a grandezza umana i quattro componenti della famiglia della zia paterna del pittore. Famiglia dell’incomunicabilità, resa attraverso gli sguardi di ciascuno che guarda nessuno, se non la primogenita che osserva compunta, come le sue mani, lo spettatore. E le donne di casa che appaiono ormai definitivamente lontane dal pater familias, raccontato quasi di sfuggita, a latere come la sua posizione. Con la piccola di casa a tentare, quasi in movimento, un’ultima, impossibile, riconciliazione. Perché, che non ci sia futuro, è raccontato dall’espressione assente e rassegnata della madre.
Un vero capolavoro questo dipinto, a cui sono particolarmente affezionata, rimandandomi alla visione che ne ebbi la prima volta al Museo di Parigi. In un altro tempo.