I borghi d’Italia sono uno dei nostri vanti nazionali. Quindi vedendo le colline di Barga scorrere sul video di casa mi soffermo perché, pur non avendo mai visitato questa scheggia di Toscana, riecheggiano in me i versi pascoliani de “L’ora di Barga”. Barga è infatti il luogo del “fanciullino” della poesia italiana, lì c’è la sua casa-museo.
Persa nella memoria di quel ritmo, solo successivamente mi accorgo della trasmissione che “ospita” Barga, “Ti ci porto io”, e dei due conduttori, il cuoco Vissani e Lady Mentana (ha un altro ruolo?) Michela Rocco di Torrepadula (forse è l’estensione del nome ad occupare parte del suo tempo…).
I versi di una malinconica lirica pascoliana (“Il vento soffia e nevica la frasca…“), “Lavandare”, in uscita da un cellulare permettono ad un esperto di spiegare che attraverso codici e app si possono in loco ascoltare le poesie del nostro.
A questo punto si incastona la chicca sapienziale della Torrepadula che, con quella spocchiosità che la contraddistingue, fa un intervento non richiesto ma convinto a voce tesa per mostrare che lei se ne intende, declamando alta: “L’albero a cui porgevi (sic, “tendevi“!) la pargoletta mano…” Peccato che il testo, “Pianto antico”, non sia di Pascoli ma di Carducci, il che non è propriamente uguale.
Poiché nulla in televisione è improvvisato, la Michela poteva documentarsi se voleva fare dotte citazioni per essere all’altezza della sua fama di colta conduttrice. Ma può forse questa essere un’attività per chi cammina a tre metri da terra?
E in sede di montaggio? L’errore macroscopico continua indefesso la sua corsa in sala di montaggio, luogo in cui un tempo si tagliava quanto era brutto, inutile, errato, e che ora è diventato tempio di mistificazione somma. I tecnici, guardando con ammirazione Lady Mentana, già tronfia di suo, avranno esclamato: “Bella citazione, Michela! Qui ci sta d’incanto.” Già, come cacio sui maccheroni, avrà suggerito dal fondo della sala lo chef Vissani…
Ottobre, andiamo
è tempo di portarli tutti a Pascolare
lasciando le stanze (rai) e andando verso il mare….
@ Carla Viparelli
Che dire Carla, sei una vera artista!
Un abbraccio, Ester.
@ Sergio Baldin
L’indignazione mia non è data, caro Sergio, dalla confusione, sempre possibile, ma dalla presunzione di certi personaggi che neppure pensano di fare un controllo sulle loro uscite vocali, proprio perché convinti di essere capaci. Se ti fosse richiesto per lavoro di fare qualcosa sono convinta che ti faresti scrupolo nella tua preparazione. E di sicuro, non richiesto, non aggiungeresti nulla solo per farti bello!
A presto, Es.
Concordo perfettamente con te, gli ignoranti che hanno la presunzione di sapere e fanno meschine figure danno fastidio pure a me.
Anche perchè a seguirli ci sono poi tanti che non ne sanno più di loro e nemmeno si accorgono delle loro madornali gaffes, così possono sproloquiare ancora di più!
e tu una capotreno straordinaria
La signora Mentana non la conosco, almeno non mi pare di averla vista in tv, sicuramente non associata al suo ben più noto consorte.
Invece confesso che fra Pascoli e Craducci, anche a me può capitare di fare un pò di confusione, anche se mai nella correttezza dei versi di quelle loro note e molto significative poesie, che credo un pò tutti quelli di una certa generazione hanno imparato e memorizzato ancora nei tempi della scuola!
Sicuramente non confonderò la paternità di “Davanti a San Guido” dato che Bolgheri, il viale dei cipressi ho avuto occasione di vederli, come pure le tracce ed i ricordi del grande Carducci!
Ciao cara Ester, il mio affettuoso augurio di una buona settimana!
Che figura!!!
Ora diranno che è colpa della scuola che non insegna nulla …
E sì , cara ES,spaventosa voragine televisiva !
Davvero il peccato di presunzione contraddistingue i nostri tempi, in cui si fa sfoggio di cultura in modo superficiale, incontrollato, creando un gran pasticcio. Ma al di là della gaffe , davvero madornale nel contesto in cui è stata pronunciata,mi tocca in profondo la citazione di Pascoli, autore che ho sempre apprezzato per la sua originale poetica e per i diffusi richiami ai luoghi della sua infanzia. Quando leggo le sue poesie quella “scheggia ” di Toscana diventa dentro di me immagine nitida di una terra paesana , fatta di piccole cose , di gesti naturali, di semplicità agreste . E comprendo bene la sensazione di chi, come Sergio, ha viisitato quei luoghi, che rimangono nell’anima tracce immortali di poesia e vita.