In radio poco tempo fa ho sentito delle interviste ad alcuni lavoratori minerari del Sulcis. Pensavo raccontassero della fatica del loro lavoro. Pesante, scuro, usurante. Scelto, o meglio non scelto, per necessità, disperazione, assenza d’altro.
E invece ascolto, con curiosità crescente, di persone non solo fiere del loro lavoro, ma contente di quanto fanno, affascinate dall’ambiente in cui lo fanno, al punto da non poterne più fare a meno. Percependo la luce nel buio.
Scopro così che spesso dividiamo il mondo in scomparti, in preconcetti, in gabbie. Vivendo a volte, io almeno, in miniera.
Condivido la sensazione che hai provato, sopratutto la constatazione che spesso ci capita di pensare avendo maturato preconcetti su quello che non conosciamo precisamente, ma sul quale ci siamo fatti un’idea che non è corrispondente alla realtà vissuta dalle persone direttamente interessate.
Ma questo, invertendo le parti, può capitare anche per quello che altri pensano delle nostre attività, in giro di idee preconcette e preconfezionate ne girano fin troppe, talvolta pure manipolate dei mass media.
Ma in questo momento, parlando di miniera mi piace un pensiero così deformato:
Ciao cara Ester, felice inizio di settimana!
Grazie, Sergio! Hai regalato ai viaggiatori di espress451 un’ottima associazione canora.
A presto, Ester.
Nel buio delle cave , a volte, ci si sente protetti. Uscire allo spazio aperto dalle tenebre significa affronatre l’ignoto, senza poter più contare su quella sorta di protezione che è la terra , un vero grembo materno per l’uomo. I minatori della Sulcis mi ricordano tanto la vicenda di Ciaula scopre la luna, dove PIrandello ci dimostra come l’anima può agire a qualsiasi livello, in qualsiasi condizione.Infatti Ciaula troverà la luce , scoprendo la verità.
L’uomo finisce per amare anche ciò che gli richiede sofferenza.E’ la sua vita.
Davvero interessante e originale il tuo commento con tanto di testo canoro, caro Sergio!