Palermo, 3 settembre 1982, ore 21.15: vengono uccisi a colpi di Kalashnikov il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, sua moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente di scorta Domenico Russo.
Sono trascorsi 30 anni da quei “cento giorni a Palermo” del prefetto Dalla Chiesa, giorni cominciati con l’uccisione di Pio La Torre il 30 aprile e conclusi il 3 settembre con l’omicidio di via Carini. Giorni di sfida alla mafia, di lavoro coraggioso e onesto, ma anche di impotenza, frustrazione e solitudine. Nella sua ultima intervista il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa disse a Giorgio Bocca: “Un uomo viene colpito quando viene lasciato solo”.
Ancora, già allora. Uomini dello Stato lasciati soli. Dieci anni più tardi morivano, nuovamente isolati, i giudici Falcone e Borsellino.
Trent’anni dopo si parla di trattativa Stato-Mafia. Ma appare una discussione imperfetta.
Ritengo che nel nostro Paese da tempo ormai, da troppo tempo, si sia perso il senso della comunità; nè valgono manifestazioni e parate a riacquistarlo.Come ha detto un modenese colpito dal feroce sisma: “Prima eravamo sazi ma soli, ora siamo una comunità”.
Ma deve avvenire sempre un evento catastrofico per farci sentire comunità?
Tutti quelli che hanno sacrificato la loro vita sono stati soli. Ecco perchè vulnerabili. Come ha detto il generale.
Buona settimana, Es
Onore a un grande uomo che interpretò fino in fondo, cosciente dei rischi, il ruolo di servitore dello stato, nel quale ha dimostrato cosa significa credere.
Più che discussione imperfetta, a me pare sempre più distolta dai contenuti, per dar ampia enfasi ad altre questioni, sempre d’attualità, ma pur collaterali al nocciolo del problema!
Ciao cara Ester, felice giornata, comunque!