Mi rammarico, molto, per la “partenza” di questo uomo di Dio, uomo del dialogo, a cui alla fine la parola è venuta a mancare.
Carlo Maria Martini, biblista di fama mondiale, ha indagato a lungo il Mistero, intorno a cui le esistenze di tutti noi in qualche modo si interrogano. Tanto da essere restìo alla nomina a vescovo di Milano, rendendo poi il suo servizio in senso pieno, dal colloquio coi giovani alla presenza nelle periferie, fino a ricevere le armi delle Brigate Rosse in arcivescovado per tentare una mediazione negli anni della lotta armata.
Forse l’esperimento più di “confine” fu la “Cattedra dei non credenti”, una serie di incontri a tema ai quali il cardinale invitò esponenti sia credenti che non credenti, per dare voce, su varie tematiche, ad entrambe le posizioni. “Un grande guardiano di confine“, come ebbe a definirlo Paolo Mieli.
Il suo desiderio era però vivere in Terrasanta, in quella Gerusalemme culla di dialoghi possibili, oltre che di scontri quotidiani. E in parte ci riuscì, negli anni del ritiro e della meditazione, fino a quando la malattia lo costrinse al ritorno.
Nel suo ultimo libro, “Sto alla porta”, ha indagato il rapporto tra noi e il tempo: “La parola “Non ho tempo” la diciamo e l’ascoltiamo così spesso che ci pare come un condensato dell’esperienza comune. Noi abbiamo un’acuta percezione della sproposizione tra il tempo che abbiamo e le sempre più numerose opportunità a nostra disposizione, e insieme le molteplici scadenze, urgenze, attese che ci incalzano. Ma se potessimo dilatare a dismisura il nostro tempo, se potessimo avere, come talora ci capita di desiderare, una giornata di quarantotto ore invece di ventiquattro, la nostra inquietudine si placherebbe? Certo, riusciremo a fare molte più cose (almeno lo pensiamo). È però questo ciò di cui abbiamo bisogno? Non credo. L’ansia che ci prende al pensiero dello scorrere del tempo non dipende dal numero delle ore che abbiamo a disposizione.“
Questo il valore che ci lascia, l’apertura all’ascolto. Dell’altro. E dell’Altro.
anche il suo rifiuto dell’accanimento terapeutico appartiene all’ascolto, di se stesso e del tempo. Un esempio illuminante nella notte dell’oltranzismo
@ Carla Viparelli
Vero, cara Carla. Ultimo atto di un uomo illuminato.
Un abbraccio, Ester.
@ laurin42
Grazie a te, per le parole che usi, di luce, a raccontare quello che siamo tutti noi.
A presto, Es.
Nell’ultimo suo testo ” Sto alla porta” si legge l’ansia dell’uomo contemporaneo, circondato dal frastuono, immerso nell’ansia del fare, fare, fare , incapace di agire veramente, perchè incapace di ascoltare e conoscere se stesso, in primo luogo.E’ tempo di riprenderci il nostro tempo, di ascoltarci a fondo, di ascoltare la natura e l’uomo. Solo così la vita riprenderà il suo vero valore.
Mi chiedo se uomini come Martini e come tanti altre grandi persone scomparse quast’anno troveranno dei seguaci…….
“Questo il valore che ci lascia, l’apertura all’ascolto. Dell’altro. E dell’Altro.”
Voglio sottolineare questa tua illuminante analisi.
Se vivi con la consapevolezza che il cielo e la terra sono un unico campo di esperienza, perchè noi siamo scintille di luce in cammino nella materia, e che la nostra intuizione è espressione della conoscenza del Cosmo intero, allora ogni tua azione è messaggio ed esempio per tutta l’umanità.
Così il cammino evolutivo si fa più chiaro, attraverso le scelte di un uomo fra gli uomini.
Love
L
parole bellissime….a cui aggiungo una citazione dalla liturgia domenicale di ieri: “la Redenzione viene dal Mistero”…mi è sembrato che fosse lui a pronunciarle….
Che bella presentazione che ne hai fatto!!!
Una sintesi sublime della persona, del suo pensiero e del suo agire!
Grazie carissima Ester, anche perchè mi togli l’amaro per altre cose lette, che sanno solo di speculazione anticlericale!