E’ una storia di tempo. Che è fondamentale in tutto, ma destinico in amore.
Per me, che da tempo mi occupo di tempo, è stata una potente breccia in una miriade di dimensioni parallele. Quelle in cui i nostri io pongono in essere le scelte che noi non facciamo.
Q è Quentina, la giovane di cui si innamora il protagonista, uno scrittore. Insieme e da subito condividono ideali, sogni, progetti. Sanno di essersi trovati, il matrimonio è dietro l’angolo. Senonché una telefonata dell’io futuro dello scrittore allo scrittore stesso gli vieta di prendere quella decisione. Con motivazioni inappellabili.
Da quel momento ogni scelta /non scelta sembra portare il protagonista sempre più lontano da Q, con io futuri che gli impongono altre scelte / non scelte per vivere al meglio la sua vita. Che è stata la loro. Ma che sta diventando la sua. In un progetto continuo e caleidoscopico che va facendosi nel suo farsi. Con le tessere di una vita che sembrano, come in un puzzle, andare comunque nel posto a loro destinato.
Intrigante…
In che senso ti occupi di tempo? Mi incuriosisce.
Ciao, un abbraccio
Penso che il “mistero” stia nella coordinata “tempo” che non conosciamo tanto quanto la coordinata “spazio”. Rendendomi sempre più conto della soggettività del tempo e dell’impossibilità, per ora, di andare a rebours lungo il nastro temporale, approfondisco anche con un gruppo di studenti attraverso letture ed intuizioni. Gli universi paralleli li aveva già indagati tempo fa Richard Bach (“Uno” è ormai un classico), ma sono poi stati altri libri ad aprirmi nuove porte: “La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo” di Niffenegger, “Le confessioni di Max Tivoli” di Greer, “L’anno dei dodici inverni” di Avoledo. Penso che soprattutto Greer e Avoledo possano stare nelle tue corde. Chissà che tu non decida di far parte di questo gruppo di “lavoro temporale”…
Un abbraccio, Ester.