Che la terra possa tremare fa parte della “natura delle cose”, come diceva Lucrezio.
Quello che non fa parte del corso naturale degli eventi è che andando a lavorare ti crolli mortalmente addosso il capannone in cui vai a svolgere la tua mansione (avranno verificato l’agibilità?, ti sei chiesto stamattina entrando). Non è ammissibile, soprattutto, che la terra d’Italia, che sismica è oltre ogni ragionevole dubbio, non sia ancora stata ripensata alla luce delle ultime e più avanzate tecniche costruttive e conservative. Ancora una volta ci ritroviamo a piangere le vittime e a darci ulteriori e futuribili programmi di riassetto del territorio nazionale, per poi dimenticare in poco tempo i pro-memoria che puntualmente stiliamo per tenere a bada i sensi di colpa.
Forse è questo che chiede il “popolo” quando dà segnali di insofferenza nei confronti della politica. Che finalmente il nostro denaro sia investito per il Paese intero, e non solo per alcuni suoi abitanti. E che le “grandi opere” di rappresentanza si tramutino in “piccole opere” di manutenzione. Con meno promesse e più certezze. Per piangere meno, potendo essere orgogliosi del nostro territorio. Fatto di opere davvero grandi e uomini ricchi di dignità e onestà. Che vanno al lavoro, come sempre, anche quando la terra trema.
Giuste e sacrosante osservazioni quello che leggo nel tuo post, giorno di dolore per tutti, per me che ho vissuto in prima persona il terremoto dell’Umbria,è una ferita che si riapre. Mi auguro che questa volta la ricostruzione venga fatta in maniera veloce e in rispetto delle regole!
Auguro una notte tranquilla a tutti i terremotati che si trovano in grande difficoltà.
Un saluto
Cara Lucia, solo chi come te ha provato la drammatica esperienza del terremoto, può comprendere fino in fondo lo stato d’animo dei Modenesi.
E’ allucinante osservare le immagini indicibili che trasmettono i tg, di fronte alle quali si rimane muti ed attoniti; dopo il primo momento di annichilimento, però, subentra la riflessione , l’amara considerazione delle pecche italiane, di anni di irrazionalità , peggiore del terremoto , in cui non si è speso pe costruire edifici antisismici, perchè -ormai è chiaro- l’Italia è tutta sismica .
Cara Es, la morte degli operai sotto il capannone rimarrà una piaga , una vera faglia della nostra storia. Le lacrime di cui parli , sono le lacrime del coccodrillo E reputo che ogni provvedimento si prenda sia sempre comunque “fuori tempo massimo”.
Ma non bisogna arrendersi.
Plaudo alle tue parole e mi riconosco in ognuna di esse!
La cosa che più mi ha impressionato, le scosse le ho sentite bene anche qui a Treviso, è che non mi sembra che sia mai successo di vittime perchè avevano ripreso il lavoro, cercando di ripristinare la normalità!
Di una villa antica, di una chiesa storica avrei dubitato anch’io, ma mai di un capannone recente, come se ne sono visti sfasciati completamente!
Ogni volta si scopre qualcosa di nuovo che è necessario, almeno siamo qui a constatarlo!
Un abbraccio carissima Es, buon pomeriggio!
Mi piace lasciare i versi lasciati dall’amico modenese Franco Muzzioli nel mio blog:
Il nostro terremoto
Gli occhi atterriti/ come spade taglienti /nel chieder la vita/ che la natura cancella./ Gli occhi colmi/ delle lacrime di chi soffre/ per la misera compassione/ di chi solo guarda./ Gli occhi sbarrati/ dal terrore assoluto/ che impietoso scuotendo/ uccide anima e corpo./ Gli occhi chiusi/ per sempre/ sotto avite macerie/ nella terra dei padri/ nella culla del cuore.
Lucia
Bellissime e terrificanti parole.
Cari saluti, Lucia
Il terremoto non uccide quanto le case costruite male: e chi le ha costruite male, magari per guadagnare di più, si chiama assassino.