Amo da sempre la letteratura perché, come diceva Antonio Tabucchi, è ” qualcosa che coinvolge i desideri, i sogni e la fantasia “.
Ricordo quanto mi colpì, anni fa, il titolo di un suo romanzo, “La testa perduta di Damasco Monteiro”, con quella testa che sembra vagare in ogni dove.
Divenni sua assidua lettrice incontrando ancora un Monteiro, questa volta un Monteiro Rossi, in quel libro di rinascita che è “Sostiene Pereira”, in cui il ripetitivo astio per l’intera storia, appunto sostenendoti.
Mi incuriosì poi molto quanto Tabucchi ha pensato e tradotto e scritto Fernando Pessoa, al punto da averne segnato l’amore per Lisbona. E così iniziai, per interposto scrittore, ad amare gli eteronimi in cui scriviamo Pessoa e quella città così bianca e decadente che è Lisboa.
Quando arriva a Lisbona, il suo “Requiem”, prezioso e incantato viatico per aggirarsi senza tempo tra i vicoli abbaglianti della città del Fado.
I suoi ultimi libri mi sono poi venuti incontro come segni invitanti per il mio percorso, da “Il tempo invecchiato in fretta” a “Viaggi e altri viaggi”. Con quella sua scrittura unica, immaginifica e incantatrice sempre.
Stavo per avviarmi alla scoperta di quel suo piccolo libretto edito dalla Sellerio, “Racconti con figure”, in cui ogni storia è preceduta da un quadro che ne è spunto o pretesto. Leggerlo ora assumerà una sfumatura diversa. Mi verrà più spesso in mente una frase del suo romanzo: ” Le persone sono lontane quando ci sono accanto, figurarsi quando sono lontane davvero. “
Mi piace Tabucchi, molto , proprio per lo stile così avvincente che ti rapisce l’anima.
Immagino che il percorso a Lisbona sia stato un momento “senza tempo”, un attimo di eternità. Ed in questo frangente difficile, sempre più difficile per il nostro paese, che ci costringe a tempi sempre più stretti soprattutto psicologicamente , si sente profondo il desiderio di soste prolungate, di momenti senza tempo, in cui la mente possa ritemprarsi e vivere nuove dimensioni.
Per quanto riguarda la lontananza delle persone , ciò che scrive Tabucchi ,secondo me, coglie in pieno la tematica pirandelliana contemporanea dell’uomo inconoscibile, frazionato in una miriade di identità, lontano sempre più sfuggente a qualsiasi categoria razionale che intenda cogliere il suo io profondo.Siamo emeriti sconosciuti.
Ciao Es, una serena settimana.
La sua scomparsa, non imprevista ma improvvisa, lascia una ferita profonda nella storia della narrativa italiana contemporanea e nel suo impatto sulla cultura mondiale.
Un saluto
Lucia
“Sostiene Pereira” che non dimenticherò mai il curioso film che una mattina una curiosa persona come te Es mi fece vedere,”Sostiene Pereira”
@ Elena
Felice di averti fatto conoscere la storia di Pereira, perché è la storia di un cammino e tu Elena ne senti il significato più profondo.
Un abbraccio, Es.
@ sonia
La luce bianca di Lisbona e la sua atmosfera incantata la porto tatuata nel cuore…
A presto, Es.
mi hanno detto che a Lisbona c’è una statua di Pessoa. Sic. Ho verificato. Plastica (statica) antipodale (paradossale) eteronimia. E’ esattamente ciò che era costretto ad essere.
Benvenuto caro Marzio! Ritrovo stralci delle nostre chiacchierate marine nei tuoi commenti, col finto cinismo tuo e il mio biolirismo. Siamo fatti così, nomen omen. E infatti, a ben vedere i nostri cognomi tutto torna…
Un abbraccio, Ester.
Ps: vero che anche le statue di Pessoa sono eteronimi di lui. Ma proprio lui diceva che il poeta è un fingitore…
Sono molto felice di essere approdato qui e di potermi sfogare, giocare ed esercitare con la scrittura.