Comincia oggi a Milano al Cartoomics la mostra itinerante “Cinquant’anni vissuti diabolikamente” per celebrare il mezzo secolo di Diabolik, il ladro più famoso del fumetto italiano, nato dalla matita delle sorelle Giussani, Angela e Luciana.
Proprio a Milano Angela ebbe l’intuizione, osservando tutti i giorni i pendolari che transitavano per la Stazione di Milano Cadorna, vicino a cui viveva, di realizzare un fumetto con un formato “tascabile”, facilmente fruibile nella lettura e nel trasporto per chi viaggiava. La scelta tematica cadde poi sul “noir” in seguito ad un’indagine di mercato che segnalava i romanzi “gialli” come la lettura prediletta in viaggio.
Così Angela, che aveva fondato la casa editrice Astorina col marito editore Gino Sansoni, cominciò a scrivere la prima storia prendendo spunto dal personaggio letterario di Fantomas, e nel novembre 1962 nasce il personaggio di Diabolik con l’albo “Il re del terrore”. Dopo poco anche Luciana si unì all’impresa editoriale della sorella.
La mostra, che dopo Milano “viaggia” a Napoli, Cremona e Lucca, per rientrare infine a Milano in novembre, racconta tutto il background di uno dei ladri più famosi di tutti i tempi, ricordando anche il suo padrino, l’attore Robert Taylor che ispirò la fisionomia di Diabolik col suo sguardo magnetico, nonché la compagna di vita Eva Kant la cui madrina d’eccezione fu Grace Kelly, e il nemico di sempre, l’ispettore Ginko riconoscibile per le sue cravatte regimental a righe. Curioso che Diabolik, italiano di nascita, sia poi espatriato per le sue avventure nella cittadina fittizia di Clerville, un po’ Parigi e un po’ Marsiglia.
Inconfondibile l’auto di Diabolik, la Jaguar E, e le “maschere” in resina modellabile che gli permettono di riprodurre alla perfezione i lineamenti di un volto umano, portando così a segno i suoi colpi. La sua filosofia di vita? Rubare denaro e gioielli. Scrupoli morali? Mai, nè lui nè la sua compagna Eva Kant, perché le vittime sono solitamente ricche famiglie, banche o altri personaggi criminalmente arricchiti. Modus operandi?Agiscono sempre con estrema sicurezza e freddezza. Perché rubare? Per vivere una vita agiata e per finanziare nuovi e sofisticati metodi per le future rapine, quasi irreali da un punto di vista tecnologico ma di forte impatto emotivo.
Ricordo i tempi di Diabolik, quando il fumetto regalava momenti leggeri.
Mi ha sempre colpito il travestimento del personaggio , la sua capacità multiforme di acquisire nuove identità per effettuare ogni inganno a sorpresa.
Cinquant’anni portati molto bene, visto che Diabolik è molto attuale , in un mondo contrassegnato solo più da rapine e furti .
La differenza consiste nel fatto che oggi non si usa la maschera, si fa tutto a viso aperto e non si ruba per vivere una vita agiata, bensì per la sopravvivenza.
Caro Sergio, hai ragione nel dire che Diabolik non offre messaggi morali per i giovani, ma è pur vero che è un fumetto, giustificabile dal mondo fittizio e fantastico che rappresenta. Il messaggio morale per i giovani deve provenire da ben altra sede , dal mondo degli adulti, in modo che i ragazzi sappiano discernere ciò che è bene a priori, accostando ogni lettura con consapevolezza e rigore critico.
Ciao, un augurio di un buon week-end.
Conosco benissimo Diabolik, però non ha mai fatto parte delle mie letture.
A maggior ragione ora che, seppur in maniera bonaria, può essere considerato una specie di apologia del rubare, cosa che oggi non dovrebbe essere necessario, visto che è un “esercizio” sempre ben praticato.
Che poi i nemici siano le forze dell’ordine, siamo sempre in sintonia.
Ricordo che da piccolo i fumetti che potevo leggere dovevano aver sempre rigorosamente il simboletto GM, garanzia morale, ora non mi serve più ciò, ma il criterio alla fine è sempre il medesimo.
Non voglio essere tutto negativo, però il messaggio di fondo di Diabolik non credo sia positivo, che aiuti a crescere la gioventù!
Ciao cara Ester che il bel sole ti faccia trascorrere un felice fine settimana!
Diabolik era il mio fumetto preferito…. se avessi incontrato una partner affascinante come Eva, sarei diventato tranquillamente un ladro.. 🙂
Ciao, un abbraccio
Ps Ho ripreso Murakami, sono in fondo al pozzo…
Sei in un momento di lettura che corrisponde al tuo momento interno, caro Raffaele… Ricordo bene il passaggio del pozzo, e da allora lo uso per visualizzare i miei momenti di discesa nel buio. E ci sono passaggi di vita in cui la metafora del pozzo racconta bene la sensazione claustrofobica che s’impadronisce di noi. E allora sogni di raccoglierti i capelli come Eva Kant e con una maschera diventare altro, per mano ad un ladro speciale…
Un abbraccio, Ester.
Cara Es mi incontri per i corridoi e mi dici che mi hai pensato scrivendo di Eva…che vita movimentata sarebbe innamorarsi di un ladro e non uno qualunque:il ladro per antonomasia.
Adesso pero ho la testa da un’ altra parte, ad innamorarmi ho tempo.
Un bacio
Ho la fortuna che per mio padre Diabolik sia il suo fumetto preferito, così grazie alla sua immensa raccolta ho potuto leggere tutti i numeri pubblicati (o quasi) fino ad ora e devo ammettere che è una bellissima serie a fumetti….QUASI quanto tex!!
Ci sono Giussani che preferisco. Che donne, le Giussani.
Bava (M.) a parte tutto questo straordinario materiale pulp non diventa un film.