Un nome che da solo evoca scenari luttuosi, ora comprovati da una sentenza del Tribunale di Torino, sentenza definita “storica” per la condanna inflitta ai vertici aziendali per disastro aggravato, divenendo così precedente importante per tutte quelle aree del mondo in cui vengono ancora usate le fibre di amianto senza tenere conto dei danni gravissimi prodotti sulla salute.
Rimane il dramma sociale, per i siti ancora da bonificare e per quell’ombra che continua a sostare su alcune zone geografiche quali quella di Casale Monferrato per la contaminazione dell’aria stessa, visto che lo stabilimento disperdeva con dei potenti aeratori la polvere di amianto su tutta la città, evocando apocalittici scenari di cui il “secolo breve” ci aveva già dato orrori indescrivibili e spesso taciuti.
Con la sentenza di questi giorni si riconosce però la responsabilità, anche sui lavoratori, di chi gestisce un’impresa, ricordandoci così il caso ThyssenKrupp, in cui sette operai dello stabilimento torinese morirono bruciati per la mancanza di prevenzione.
E viene da pensare a tutti coloro che, magari anche senza lavorare in quell’azienda, ma per la sola “colpa” di respirare aria “sbagliata”, sono ora parte di una Spoon River alessandrina. Raccontandoci, sguardo malinconico, la loro storia. A monito di chi verrà.