“Dobbiamo iniziare a far passare messaggi culturali nuovi: dobbiamo dire ai nostri giovani che se non sei ancora laureato a 28 anni, sei uno sfigato“. Michel Martone, viceministro del Lavoro.
“Diciamo la verità, che monotonia un posto fisso per tutta la vita. E’ bello cambiare, avere delle sfide.“ Mario Monti, Presidente del Consiglio.
“La città deve esser liberata dalla neve. Se ci sono cittadini che vogliono dare una mano ai volontari ci saranno dei punti per la distribuzione di pale per fare in modo che ci sia una grande collaborazione della popolazione per liberare Roma dalla neve“. Gianni Alemanno, sindaco di Roma.
C’è differenza tra pattinare e scivolare. Saper pattinare presuppone una sapiente conoscenza di come muoversi sul ghiaccio. Scivolare vuol dire pensare di fare una bella figura volteggiando su un piano ghiacciato e pericoloso, finendo sulla superficie gelata con una pessima figura. Per imperizia, per presunzione, per superficialità.
Che acuto questo messaggio, cara Es . Bellissime come sempre , le immagini e le parole , scelte con grande perizia.
Chissà se qualcuno degli “esperti” le capisce ? In caso affermativo…che pessima figura!
L’Italia è un paese che scivola spesso sul ghiaccio. Un bel ricordo i giochi olimpici del 2006 con le piroette eleganti dei pattinatori sul ghiaccio , poi… sono iniziate le scivolate. E qualcuno lo aveva detto che la frenesia delle Olimpiadi si sarebbe spenta e ci avrebbe acuito i problemi. Eppure per le Olimpiadi si fanno anche debiti, gli antichi fermavano pure i conflitti per le alte competizioni agonistiche!
Che dire delle parole di coloro che coprono posti elevait? Che è facile parlare stando al caldo, facile fare valutazioni, giudicare chi sta vivendo gravi situazioni economiche : se i ragazzi a ventott’anni non sono ancora laureati sarà solo ed esclusivamente colpa loro? Se la neve riesce a bloccare una città, sarà esclusivamente colpa dei cittadini? Eppure gli anziani ci rammentano che nel passato gli inverni erano così, tipicamente e ordinariamente gelidi con neve, tanta neve, eppure non si scivolava, grazie ad un bel paio di zoccoli con le brocche si riusciva persino a volteggiare con perizia sul ghiaccio, lavorando nel bosco…
Beh, bisogna dire che si fa pure quello che si può con i mezzi a disposizione. A volte, per affrontare le emergenze, bisogna uscire fuori dai canoni, e non chiedersi “a chi spetta farlo”, ma “chi può farlo”.
Con questo sto prendendo, almeno parzialmente, le parti di Alemanno, non certo di quegli altri due individui, anche dei distinguo bisogna farlo anche là.
Ci sono persone che si laureano tardi perché devono anche lavorare, o assistere genitori (o magari figli), c’è gente che con encomiabile volontà riprende gli studi in tarda età, a dispetto degli impegni familiari (una mia amica si è laureata due mesi fa, a 52 anni, contemporaneamente alla figlia), ma è vero pure che ci sono dei lavativi che si trascinano sui banchi dell’università per anni e anni semplicemente per scarsa voglia, e probabilmente scarse capacità: persone a cui fa comodo fare i parassiti sulle spalle di papà e mammà, e per quelli sono perfettamente d’accordo col viceministro.
Veniamo ora al posto fisso: c’è stata per lungo tempo in Italia una mentalità da “sbraco”, si arrivava al “posto fisso” e si gettava la spugna, nessun impegno, nessun aggiornamento professionale, nessuna elasticità o apertura mentale.
In altri stati è diverso, ma è vero pure che, in altri stati, ricollocarsi non è così difficile come da noi: poche settimane, un paio di mesi, e il posto lo ritrovi, mentre qui ci vogliono anche anni per trovare un impiego, e se lo perdi rischi la disoccupazione a vita.
Insomma, mobilità ma non precarietà, un dipendente non deve diventare un parassita dell’azienda, ma neanche un kleenex con cui il datore di lavoro possa fare usa e getta. E soprattutto, il lavoro va assegnato per meriti o, alla peggio, per “graduatoria” d’attesa, non si può pretendere la mobilità in uno stato dove la parola d’ordine è, arrangiarsi, vendersi, tirare in ballo “conoscenze”, e al diavolo necessità e meriti!
Sono completamente d’accordo.
Buona domenica. 🙂
Possiamo aggiungere anche questa di oggi?
“Noi Italiani siamo fermi al posto fisso nella stessa città di fianco a mamma e papà” del ministro Cancellieri. Ma quando mai?
Io non mi sono allontanata molto da mamma e papà, lo ammetto. Ma ventisette anni fa ho rifiutato un posto all’università di Toronto non per stare di fianco a mamma e papà piuttosto per non lasciare il mio fidanzato (ora marito). Scema? Ora come ora penso di sì ma non l’ho mai pensato se non in questi ultimi anni.
I romani stanno scivolando!