Nelle giornate fredde la “signora gialla” chiede a gran voce di essere cucinata, per scaldarci e farci compagnia.
E allora paiolo alla mano e acqua quasi in ebollizione e salata, facciamo scendere a pioggia la gialla farina cominciando quel lento girotondo intorno intorno… Fintanto che la “signora gialla” prende consistenza, dicendo la sua attraverso qualche bolla. Questo è il momento di farla incontrare col formaggio per renderla “concia”. Se la volete valdostana la sposerete con la fontina, se biellese con la toma, se gustosa con il gorgonzola, se tutta vostra con quanto volete e avete… Servendola con burro fuso e grana si comprende perché la polenta concia sia anche chiamata “polenta grassa”… Ma fa freddo, all’inizio si diceva…
Se vogliamo esagerare e riscaldare l’ambiente con il caldo del forno, allora un veloce passaggio nell’ “antro acherontico” per formare quella crosta croccante che fa tanto appetito. Sulla “signora gialla” fumante si può anche veder sciogliere una fetta di lardo d’Arnaud.
Ciao cara Ester, noi qui in Veneto siamo detti i polentoni, questo soprattutto per “meriti” d’altri tempi, ma nemmeno ora disdegnamo la polenta, anche se oggi viene più spesso consumata a fette abbrustolite.
Per me, come l’hai descritta, è un evocare i tempi dell’infanzia, quando la mangiavamo sul piatto, era bianca, calda e con latte freddo, e si chiamava “tajoi”, termine decisamente dialettale ed intraducibile.
Ricordo anche le croste che rimanevano nel paiolo (da noi in dialetto caliera), ora con le polente precotte non li immagino nemmeno più, ma allora mi piacevano, anche perchè rimaneva sempre un pò di fame da saziare.
Cara Ester, dall’amica Luciana tua concittadina ho visto che di neve ne è venuta parecchia, che sia ora anche la volta nostra? Per ora non sembra, ma nemmeno faccio le danze perchè arrivi!
E consiglierei di assaporarla con toma e miele ,e con il variegato gongorzola: una vera prelibatezza!
La polenta , antico cibo contadino , che nelle mani del grande Manzoni è diventata simbolo di sopravvivenza in tempi di carestia , è oggi un cibo raffinato, consumato anche nei deschi dell’ high society .
In ogni caso un alimento genuino, altamente salutare , sano e molto “domestico”: che cosa c’è di meglio di una famiglia riunita a tavola davanti alla teglia di legno con una bella luna piena fumante ed invitante?
Qui nel Nord sono previsti notevoli cali delle temperature . Bene , sapremo come rimediare al gelo , preparando un piatto di consumata rinomanza!
Non ho ancora capito se sei più brava a scuola oppure in cucina..:)
Molto probabilmente sei a tuo agio in entrambi gli ambienti.
Vado matto per la polenta, la mangio anche fredda, sicuramente però la sua “morte” è quella da te descritta.
Ciaoooo
Arrivo solo ora, mi avete fatto venire l’acquolina in bocca!! Un suggerimento, accompagnerei la polenta concia con un bel bicchiere di vino rosso, rigorosamente ” SAGRANTINO SECCO DI MONTEFALCO”, vanto del mio paese umbro.
Un saluto
Lucia
@ luciabaciocchi
Ma come, Lucia? Hai cambiato orari? Tu che sei sempre mattutina? Comunque ti abbiamo aspettato e hai fatto bene a dare un’indicazione Doc sul vino.
Un abbraccio, Es.
Ps: ma solo di origini umbre o anche di residenza?
@ Raffaele
Sia a scuola che in cucina gli ingredienti base sono passione, pazienza e ironia. E quando, ai fornelli o tra i banchi, divento fumantina, tutto impazzisce, dalla maionese alla prof!
A presto, Es.
@ sonia
Polenta cibo dei poveri nella sua solenne ricchezza…
Es.
@ Sergio Baldin
Caro Sergio, la mia polenta preferita è quella col latte che tu descrivi!
Un abbraccio tra i fiocchi di neve… Ester.
Non credevo si potesse parlare con questa leggerezza della polenta. Grazie.
Bello ritrovarti sul “treno”, caro Simone! Mi fai contenta con quella parola “leggerezza” che a giorni alterni rincorro…
A presto, Es.