“Le storie che si scriveranno, i quadri che si dipingeranno, le musiche che si comporranno, le stolte pazze e incomprensibili cose che tu dici, saranno pur sempre la punta massima dell’uomo, la sua autentica bandiera […] quelle idiozie che tu dici saranno ancora la cosa che più ci distingue dalle bestie, non importa se supremamente utili, forse anzi proprio per questo. Più ancora dell’atomica, dello sputnik, dei razzi intersiderali. E il giorno in cui quelle idiozie non si faranno più, gli uomini saranno diventati dei nudi miserabili vermi come ai tempi delle caverne.“
Dino Buzzati, da “Il Mago”.
Mi piace Buzzati, uno scrittore di cui conosco Il deserto dei Tartari ed alcuni racconti come Il Colombre , simbolo delle paure e della sfida dell’ignoto.
La citazione dal IL Mago che ci riporti, peraltro molto attinente con l’argomento del post di ieri, mi ricorda un pò l’ideologia di L. Borges.
La scrittura , l’arte , la creazione in genere è la massima espressione dell’uomo, è il prodotto più fine e complesso della sua mente geniale, peraltro ancora poco capita dalla scienza nei suoi meccanismi di funzionamento. C’è un alito divino nell’uomo, un’ispirazione celeste che lo porta ad elevarsi dai bruti.
Tra tutte le sue attività la scrittura è la più profonda, la più elevata, è il segno della nostra storia. Forse per questo i nazisti proibivano agli internati di scrivere.
“Nulla dies sine linea.”
Plinio, Storia naturale.
Ciao Es.