Compie 70 anni il più famoso dei pugili, Cassius Clay – Muhammad Ali, tra i più leggendari sportivi dell’era moderna, nonché una delle personalità più influenti del XX secolo.
Oltre che un grande campione, “il ragazzo di Louisville” è diventato un’icona sociale e politica per la sua conversione all’Islam, il rifiuto a combattere nella Guerra del Vietnam e le sue azioni umanitarie, tanto da ricevere la Medaglia Presidenziale della libertà, il più alto riconoscimento civile negli Usa, e da essere candidato al Nobel per la pace nel 2007.
Nel 1984 un nuovo “avversario” a cui far fronte, il morbo di Parkinson, ma ancora una volta “la farfalla” del Kentucky non molla e continua a combattere, commuovendo il mondo quando alle Olimpiadi di Atlanta accende il braciere quale ultimo tedoforo, tremante ma sempre fiero. E’ lui stesso a ricordarci il suo credo: “È la mancanza di fede che rende le persone paurose di accettare una sfida, e io ho sempre avuto fede: infatti, credo in me“.
Auguri, Cassius! Come hai sempre detto tu, “vola come una farfalla, pungi come un’ape“.
Credo non ci siano dubbi che, al di la del condividere o meno certe sue scelte, sia stato il simbolo di uno sport molto popolare, in altri tempi sicuramente più amato rispetto ad oggi, forse anche perchè meno commerciale e più visibile.
Forse anche perchè gli americani erano bravi a creare miti, perchè, dal punto di vista pugilistico, secondo me non era certo il migliore!
Ora il pungiglione non ci sarà più o non servirà, ma auguri lo stesso a lui!
Ciao cara Ester, sempre ricchi di fantasia e ben documentati i tuoi interventi!
Di sicuro non sono gli americani ad aver creato il mito di Cassius Clay visto il suo rifiuto a combattere la guerra del Vietnam. Resta comunque una speciale “farfalla”.
A presto, Ester.
come minimo gli ori, i trofei e le vittorie li hanno sentiti propri!
Ed il mito nasce anche da questo, finisce per andare oltre a quello che uno è, le scelte che fa, anche se sicuramente, per il loro tipo di patriottismo, quelle prese di posizioni gli saranno costate!
Ti dirò , cara Es, che il pugilato non entra nelle mie corde :
Ma rimane valido che il C. Clay è stato un grande ed è ammirevole la sua volontà, il suo desiderio di lotta e di sfida , anche in condizioni di malattia.
Penso che l’immagine del pugile tremante chre accende la fiamma olimpica sia rimasta impressa nella mente di molti , quale monito a non arrendersi e a mantenere fiducia nelle proprie caapcità e nella vita. Davvero commovente.
Grande esempio per tutti quelli che ,come me, temono e rifiutano lla malattia.
Bel ricordo!
Lucia