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Archive for gennaio 2012

Nelle giornate fredde la “signora gialla” chiede a gran voce di essere cucinata, per scaldarci e farci compagnia.

E allora paiolo alla mano e acqua quasi in ebollizione e salata, facciamo scendere a pioggia la gialla farina cominciando quel lento girotondo intorno intorno… Fintanto che la “signora gialla” prende consistenza, dicendo la sua attraverso qualche bolla. Questo è il momento di farla incontrare col formaggio per renderla “concia”. Se la volete valdostana la sposerete con la fontina, se biellese con la toma, se gustosa con il gorgonzola, se tutta vostra con quanto volete e avete… Servendola con burro fuso e grana si comprende perché la polenta concia sia anche chiamata “polenta grassa”… Ma fa freddo, all’inizio si diceva…

Se vogliamo esagerare e riscaldare l’ambiente con il caldo del forno, allora un veloce passaggio nell’ “antro acherontico” per formare quella crosta croccante che fa tanto appetito.  Sulla “signora gialla” fumante si può anche veder sciogliere una fetta di lardo d’Arnaud.

Un rosso ben strutturato renderà conviviale il desco.
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Piero Calamandrei diceva che per cercare i luoghi in cui è nata la Costituzione bisogna andare sulle montagne in cui caddero i partigiani, nelle carceri in cui furono imprigionati e nei campi dove furono impiccati: ovunque è morto un italiano per riscattare la Libertà e la dignità di un popolo, lì devono andare i giovani perché lì è nata la nostra Costituzione. Essa deve essere riformata dove è possibile, ma non si può capovolgere, stravolgere completamente, perché ha alcuni punti vitali e qualificanti”.

Oscar Luigi Scalfaro, da “Di sana e robusta Costituzione” (Add editore, 2010).

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“La danza della neve”

Lelio Menozzi, "Dicembre pavese"

Sui campi e sulle strade                                                        

silenziosa e lieva

volteggiando, la neve

cade.

Danza la falda bianca

nell’ampio ciel scherzosa,

poi sul terren si posa

stanca.”

Ada Negri, da “La danza della neve”.

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Le storie che si scriveranno, i quadri che si dipingeranno, le musiche che si comporranno, le stolte pazze e incomprensibili cose che tu dici, saranno pur sempre la punta massima dell’uomo, la sua autentica bandiera […] quelle idiozie che tu dici saranno ancora la cosa che più ci distingue dalle bestie, non importa se supremamente utili, forse anzi proprio per questo. Più ancora dell’atomica, dello sputnik, dei razzi intersiderali. E il giorno in cui quelle idiozie non si faranno più, gli uomini saranno diventati dei nudi miserabili vermi come ai tempi delle caverne.

Dino Buzzati, da “Il Mago”.


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Maus (Maus: A Survivor’s Tale) è un graphic novel di Art Spiegelman, ambientato durante la seconda guerra mondiale ed incentrato sulla tragedia dell’Olocausto, sulla base dei racconti del padre dell’autore, un sopravvissuto ad Auschwitz. L’opera è suddivisa in due parti: Mio padre sanguina storia, che mostra il rapido inasprimento delle condizioni di vita degli ebrei polacchi negli anni precedenti lo scoppio della guerra, e E qui sono cominciati i miei guai, uno spaccato realistico della vita dei deportati all’interno del campo di concentramento durante la guerra. La narrazione delle vicende d’epoca nazista è intervallata da frammenti di vita quotidiana sul difficile rapporto tra Spiegelman e il padre, mostrando così come gli orrori patiti dai genitori si siano estesi anche alla generazione successiva.

Maus, che in lingua tedesca significa “topo”, usa la forma di fumetto allegorico (i tedeschi sono gatti, gli ebrei topi, gli americani cani, i polacchi maiali, i francesi rane e i russi orsi) dando corpo ad una narrazione essenziale nella sua dimensione tragica. Di questo romanzo – che nel 1992 gli ha fruttato uno speciale premio Pulitzer – Umberto Eco ha detto: «Maus è una storia splendida; ti prende e non ti lascia più».

Ps: a proposito di memoria, 45 anni fa sceglieva di chiudere la sua parabola umana il cantautore Luigi Tenco, che di sé scriveva: “Io sono uno / che sorride di rado, / questo è vero, / ma in giro ce ne sono già tanti / che ridono e sorridono sempre, / però poi non ti dicono mai / cosa pensano dentro.


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Che appetitosa compagnia quella del “signore sgranocchiato”!

Il dorato e ricco toast francese ha infatti questo curioso nome, croque monsieur, e appare per la prima volta nel 1910 nel menù di un bistrot parigino. Qualche anno dopo, nel 1918, compare anche nella letteratura, nel romanzo di Marcel Proust “Alla ricerca del tempo perduto”.

Per sapere se siete in presenza di un autentico croque monsieur, dovete essere immediatamente attirati dal suo profumo formaggioso e dal suo aspetto tres charmant. Vi incanterà al primo sguardo seducendovi all’assaggio di sé…

Ma come sempre la preparazione è tutto. Fate assaggiare per qualche istante un po’ di burro a due fette di pan carrè, in una padella. Adagiatele poi su una teglia e farcitele con quanto si aspettano, cioè emmenthal e prosciutto cotto. La fetta superiore è in attesa di besciamella ed emmenthal grattugiato, e quindi è vostro dovere accontentarla… Il forno già caldo è pronto per accoglierle per un quarto d’ora. Per vedere le vostre fette ricoprirsi d’oro qualche minuto ulteriore di grill. Ed ecco la crosticina dorata del vostro Croque Monsieur! Che vuole immediatamente stare in vostra compagnia…

Se servite il vostro Croque Monsieur con un uovo al tegamino l’avrete trasformato in un Croque Madame! Potere trasformista di un semplice uovo…

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Possiamo essere liberi solo se tutti lo sono.”

Georg Wilhelm Friedrich Hegel, filosofo (1770-1831)

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DRAGO: creatura mitico-leggendaria dai tratti serpentini o simili ai rettili, presente nell’immaginario collettivo sia delle culture occidentali quale essere malefico, che di quelle orientali quale creatura portatrice di fortuna.

Il 2012 per lo Zodiaco cinese è sotto il segno del Drago, unica creatura mitologica nel loro zodiaco. In Cina i draghi sono associati alla forza, alla salute, all’armonia e alla fortuna. Non è un caso infatti che durante gli anni del Drago nascano in Cina più bambini rispetto agli altri anni. Nel manga e anime (fumetto e animazione) Dragonball si parla di due draghi, Shenron e Polunga, che hanno il potere di esaudire qualsiasi desiderio.

Nel nostro concreto mondo, che del fumetto ha solo qualche vuoto balloon, speriamo che qualche “drago” possa davvero rendere salutare ed armonioso questo 2012.

Ps: a tal proposito noi italiani, con la nomina del nostro Mario Draghi (nomen omen dicevano gli antichi, “nel nome il destino”) a Presidente della Banca centrale europea ci siamo portati avanti col lavoro…

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Questo post me l’ha suggerito, e a ragione, un mio studente. Mi ha detto: “Prof, ma non scrive nulla su Messi? E’ tre volte Pallone d’oro!”.

In effetti Leo Messi è l’unico calciatore, dopo Michel Platini, ad aver conquistato il “Pallone d’oro” per tre volte consecutive. Calciatore argentino, attaccante del Barcellona, la “Pulce”, così soprannominato per la statura, è un autentico talento nel controllo di palla e nell’accelerazione, ma a me di Lionel Messi è rimasta impressa la sua storia.

A dodici anni gli viene diagnosticata una deficienza ormonale, ma le cure sono costose e solo il suo trasferimento in Spagna gli permetterebbe sia un miglioramento fisico che la possibilità di continuare a giocare a pallone. Come spesso accade nella vita anche per Messi è un incontro ad essere fondamentale. E’ il direttore sportivo del Barcellona, Carles Rexach, che vedendo correre Leo sul campo scommette su quel talento. Dal suo trasferimento al Barça la sua ascesa è rapida e presto giunge alla ribalta della scena internazionale, per quel talento unico che esprimono i suoi piedi danzando con il pallone.

Lo racconta in modo magistrale Roberto Saviano: “Vedere Messi significa osservare qualcosa che va oltre il calcio e coincide con la bellezza stessa. Qualcosa di simile a uno slancio, quasi un brivido di consapevolezza, un’epifania che permette a chi è lì, a vederlo sgambettare e giocare con la palla, di non riuscire più a percepire alcuna separazione tra sé e lo spettacolo cui sta assistendo, di confondersi pienamente con ciò che vede, tanto da sentirsi tutt’uno con quel movimento diseguale ma armonico. In questo le giocate di Messi sono paragonabili alle suonate di Arturo Benedetti Michelangeli, ai visi di Raffaello, alla tromba di Chet Baker, alle formule matematiche della teoria dei giochi di John Nash, a tutto ciò che smette di essere suono, materia, colore, e diventa qualcosa che appartiene a ogni elemento, e alla vita stessa. Senza più separazione, distanza. È lì, e non si può vivere senza. E non si è mai vissuti senza, solo che quando si scoprono per la prima volta, quando per la prima volta le si osserva tanto da restarne ipnotizzati, la commozione è inevitabile e non si arriva ad altro che a intuire se stessi. A guardarsi nel proprio fondo“.

Vedendo quella bellezza che, come diceva Dostoevskij, salverà il mondo.

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Ancora accese ma in via di smontaggio progressivo “Luci d’Artista” , le installazioni luminose di famosi artisti tra cui Pistoletto, Merz, Casorati, che hanno reso magico l’inverno in diverse piazze e vie di Torino.

Difficile sceglierne una a rappresentanza di tutte, ma quella che mi regala ogni volta la sensazione di entrare in punta di piedi in una fiaba è “Piccoli spiriti blu” di Rebecca Horn al Monte dei Cappuccini. Numerosi cerchi color cielo svolazzano leggeri avvolgendo l’edificio in un suggestivo alone luminoso moltiplicato nell’effetto dalla nebbia che si addensa sul fiume Po sottostante, trasformando così il Monte in una presenza surreale e fiabesca.

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