Che possa essere un reale tempo di attesa e non di fretta. Un tempo in cui far decantare i pensieri dentro di sé.
In quella cantina privilegiata che diventa ciascuno di noi quando pone orecchio al bambino che ancora è.
E che apre, con curiosa frenesia e delicata tenerezza, le caselle del suo calendario d’avvento.
Ritrovando, almeno in parte, le tessere del proprio cammino.