Ultimo giorno per la mostra, allestita alle Officine Grandi Riparazioni (OGR) di Torino, “Fare gli italiani. 150 anni di Storia Nazionale”.
Proprio dalla frase di Massimo D’azeglio, “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani“, nasce l’idea di “portare in scena” gli elementi che hanno creato un’identità nazionale.
All’ingresso una moltitudine di busti dei protagonisti dell’Italia preunitaria, da Garibaldi a Cavour. Si continua poi tra macchine agricole d’epoca e macchinari di fabbrica, a raccontare una realtà contadina che si trasforma con il boom industriale del secondo dopoguerra. E il “romanzo” italiano si snoda quindi attraverso i numerosi simboli che ancora oggi raccontano l’italianità nel mondo, dalla Vespa alla Lavazza, dalla Fiat alla Olivetti.
Viene da riflettere, soprattutto di questi tempi, su quel verbo, “fare gli italiani“, usato da D’Azeglio. Allora si sentiva la necessità di costruire, preparare gli italiani. Ora forse dobbiamo semplicemente tornare ad “essere” italiani. Forse seguendo proprio le indicazioni dello scrittore: “Gli italiani pensano a riformare l’Italia, e nessuno s’accorge che per riuscirci bisogna, prima, che si riformino loro.“
Corsi e ricorsi storici.
Purtroppo mi sono persa questo appuntamento, mi dispiace molto perchè proprio in questa atmosfera del centocinquantenario,che ci ha profondamente coinvolto per tutto l’anno,sarebbe stata un’occasione di ulteriore riflessione sulla nostra identità, un monito ad un impegno serio per non perdere i nostri connotati di “popolo grande” e di “grande popolo” che ha raggiunto risultati imponenti in ambito culturale e tecnico . L’Italia è geograficamente un piccolo Stato ma ha sempre rivestito un ruolo centrale per tutto il mondo. Siamo il baricentro del mondo ; solo per questo fatto non perderemo l’equilibrio, correggeremo solo qualche piccola sfasatura dovuta a naturali fasi di assestamento.E ci riusciremo perchè non manca la materia grigia e grande spirito di solidarietà e dedizione nel nostro popolo.
Tu sei riuscita a visitare le OGR? Salutissimi!
Le parole di Massimo d’Azeglio non sono più valide oggi, e forse non lo sono mai state.
Una Nazione nasce dalla confluenza di diversi elementi dei quali fra i più importanti sono, oltre ai confini naturali, un pensiero di base, una azione che possa concretizzare il detto pensiero, una lingua comune, ed una amministrazione che possa gestire e rinvigorire nel tempo l’unione della Nazione stessa.
Il pensiero risorgimentale di Mazzini era condiviso dagli italiani della piccola e media borghesia, da nord a sud.
L’azione di Garibaldi portò alla realizzazione di tale pensiero.
La lingua comune dell’italiano è stata, possiamo dire, dopo d’Azeglio, un super successo, il cemento della Nazione dalle Alpi a Lampedusa.
I confini naturali ci sono sempre stati.
Ai tempi di Massimo d’Azeglio solo il pensiero e l’azione si erano realizzati in modo più o meno soddisfacente. La “pendenza” degli altri due elementi, la lingua e l’amministrazione, potevano pertanto giustificare, da un punto di vista pessimistico della storia, le parole citate.
Ma oggi, dopo 150 anni dalla nascita della Nazione Italia, possiamo tranquillamente dire che solo il quarto elemento, l’Amministrazione dello Stato Italiano, non ha funzionato, o, per usare le stesse parole di Massimo d’Azeglio, non è stata ancora fatta.
L’amministrazione dello Stato è venuta meno nel promuovere la naturale intraprendenza degli italiani, nel privilegiare la Nazione anzichè se stessa, nell’attenzione alla naturale vocazione geografica del Paese.
E’ l’amministrazione dello Stato quindi che dovrebbe esere “riformata”.
Non so se sei e siete d’accordo, cara amica e cari amici.
Bravissima!!
@ beautiful41
Come sempre, caro Capitano, le tue approfondite trattazioni storiche sono un interessante spunto di riflessione. Grazie. A presto, Es.
@ sonia
Sì, ho visitato la mostra “in zona Cesarini”! A presto, Es.