Domenica mattina il senatore Monti, ai giornalisti che gli chiedevano una dichiarazione, rispondeva: “Oggi è una bella giornata”.
Vorrei condividere coi viaggiatori di questo “treno” le parole con cui lo scrittore Raffaele la Capria ha raccontato la sua idea di “bella giornata”, cardine di tanta sua produzione, e in particolare del romanzo “Ferito a morte”, Premio Strega 1961.
“La mia bella giornata doveva essere una giornata qualunque, una di quelle lunghe tranquille giornate estive simili al trascorrere di una nuvola sull’azzurro indifferente del cielo, dove non accade proprio nulla di rilevante; ma nella mia descrizione doveva corrispondere a tutte le belle giornate qualunque, e dunque contenerle tutte, catturarne il tempo (che ne fa la qualità e le accomuna) e poi i suoni i colori le voci l’aria e «quel vento che ti sfiora, e mai, mai più ripasserà». Ma perché proprio una “bella giornata”? Perché era per me un’immagine primaria, radiosa e irradiante, da cui scaturivano per germinazione spontanea altre immagini tutte legate a momenti assoluti dislocati in un tempo immobile. Queste immagini avrei voluto disporre in un certo ordine ancora a me sconosciuto ma dettato da quella, unica e prima, sepolta dentro di me, ineffabile, e corrispondente al mio sentimento del mondo. Quel “certo ordine” non poteva essere prestabilito, dovevo trovarlo nel processo di elaborazione del romanzo che stavo scrivendo, mentre lo scrivevo, e doveva coincidere con la casualità di quella giornata, sorprenderla nel suo accadere.”
Forse il Professore si riferiva, semplicemente, alla “casualità di quella giornata“, sorpreso lui stesso dall’accadimento di una simile “bella giornata”.