Ne compie ottanta, ma nell’immaginario di noi tutti resta la spettinata icona bionda del cinema italiano.
Voce roca, sguardo languido, fascino elegante, verve ironica, antidiva per sua stessa ammissione, dotata di una naturale leggerezza che le permette di passare da ruoli tormentati come la nevrotica Giuliana di “Deserto rosso” del maestro Antonioni a ruoli da mattatrice della commedia all’italiana insieme a Sordi come la schiaffeggiata Raffaella in “Amore mio aiutami”.
Ma è il personaggio di Assunta Patanè in “La ragazza con la pistola” di Monicelli che tratteggia a tutto tondo il potere fascinatorio di Monica. Nel ruolo della giovane donna sicula, che da svergognata di nero vestita diventa femmina emancipata c’è il racconto di chi sa sfruttare l’imprevisto ridendoci sopra, con battute fulminanti ormai veri cult, come quella in cui Assunta spiega come si è comportata di fronte ad un tentativo di seduzione nei suoi confronti: “Colla forza mi prese, ma io gli resistetti: fredda come il marmo fui!“.
Siamo noi spettatori a non riuscire a resistere alla capacità rara, vero talento, di Monica Vitti di farci sorridere in modo leggero e disarmante. Auguri Monica!