Le intuisco, odorandole, già da lontano. Come un cane da caldarroste. E’ il profumo di fuoco a segnalarmi la loro presenza.
Avvicinandomi all’oggetto del desiderio, è il loro crepitìo di camino ad affascinarmi.
Quando poi entrano nel mio campo visivo mi incanto di fronte a quel punto di marrone che si snerva fino a fendersi, arrendendosi, per mostrare il suo contenuto giallo zafferano.
Quello è il momento in cui toglierle dal fuoco, avvolgerle in un panno caldo e quasi immediatamente scaldarsi le mani con una di loro, diventando così giocolieri di se stessi nel togliere la buccia evitando di bruciarsi.
Dipende poi dalla gola e dal suo grado di peccato l’attimo in cui decidiamo di avvicinarci a lei, tentando di addentarla, soffiandola, e poi infine gustando la croccantezza di quella farinosa delizia del bosco. Che piacere antico, e pur sempre nuovo…
Che buone le caldarroste. Cotte su un fuoco di legna nella padella rotonda bucata, dopo averle raccolte nei boschi, non e’ solo il mangiarle il piacere. Rompere il guscio bruciacchiato e tirarla fuori calda e croccante, non fare in tempo a mangiarne una che già un’altra e’ fra.le dita…. le dita che rimangono nere… che piacere, anche per queste cose io amo l’autunno.
Ciao Es
La padella bucata, le dita nere, un desco antico… Hai aggiunto “sale quanto basta” alle mie caldarroste Raffaele, da vero gourmet!
Anch’io amo l’autunno, forse perché mi piace quel tempo più pensato e meno gridato rispetto a quello estivo. Anche se il mio orizzonte sente l’assenza del mare…
A presto, Es.
vagavo nell’ infinito web mi imbatto nelle caldarroste .mi piacciono moltissimo.me ne offri un paio ciao buon fine settimana nazzareno
Benvenuto sul mio “treno”! Troverai nello “scompartimento” “pausa” non solo caldarroste, ma fichi, uva, ciliegie… A presto, Es.
Un richiamo al passato, agli autunni dell’infanzia : accanto al focolare della nonna intenta ad arrostire sulla brace il rubicondo pane dei poveri , o lungo i portici di via Po e di via Roma con i cuginetti alla rincorsa del cartoccio fumante per sentire quel piacevole calore tra le mani e gustare i marroni saporiti; un invito anche al presente , a godere di un momento allettante in questo primo freddo week -end d’autunno :un piacere che sa di antico, dal momento che già i Greci coltivavano i castagni e conoscevano questo frutto dallo scrigno spinoso.
Che piacere leggere le tue righe, mi hanno evocato tempi, profumi e sapori di tanto tempo fa…Per la mia famiglia era un rito cuocere le castagne nel camino e avvolgerle in un telo, per poi distibuirle a noi bambini, ogni volta una festa!!!
Un saluto
Evocare i riti ci ricontatta con le nostre radici… condividendole con gli “alberi” a noi vicini. Grazie Lucia. Es.
Le ho cotte anche stasera. Non c’è odore d’autunno per me senza caldarroste e patate dolci
Io non amo l’autunno – stagione di mezzo a volte troppo lunga altre troppo breve, almeno qui da me – e anch’io come te sono troppo legata al mare, quello della mia infanzia e giovinezza, di cui solo intuisco l’orizzonte dall’alto del mio settimo piano che domina sulla pianura friulana. Ma le caldarroste mi rievocano bei ricordi, quelli di una bimba che, all’uscita di scuola, scorgeva all’angolo della strada la “baracchina” del caldarrostaio. Ne odoravo il profumo che in parte compensava il divieto di mangiarle: “ti rovini il pranzo”, tuonava mia mamma appena cercavo di indirizzare i suoi passi verso l’uomo delle caldarroste. Così mi consolavo il sabato pomeriggio, quando con mamma e nonna facevamo la passeggiata da quelle parti.
Sono anni che non vedo più le “baracchine” né sento l’odore delle caldarroste diffondersi nelle vie del centro. Penso che quella del caldarrostatio sia una delle attività in via d’estinzione. Chi può essere interessato ad un lavoro stagionale, da svolgere all’aperto, con il bello e cattivo tempo? Di certo non le nuove generazioni.
Bel post e bei ricordi. Grazie Es.
Grazie a te Marisa e ai tuoi ricordi che vanno ad integrare gli stralci selettivi di memoria di ciascuno. Anche questa è una particolarità del viaggio in “treno”, conversazioni che ci fanno giungere a volte in territori inesplorati e altre in luoghi della memoria. Es.
Le caldarroste mi ricordano quando bambino si andava a raccoglierle nel bosco e poi le infilzavamo in un filo di ferro e mentre il caldarrostaio cuoceva quella da vendere nella padella noi mettevamo sul fuoco il nostro “spiedo” ed era molto bello scommettere su quante sarebbero scoppiate. che bei ricordi. un saluto walter
Ogni “viaggiatore” sta aggiungendo un tassello di ricordi legati alle caldarroste, che bello! Con te aggiungiamo lo “spiedo” di bambini che scommettevano intorno agli scoppi di castagne.
A presto, Es.
Questi piccoli piaceri rendono cara e dolce la vita
Forse gli unici piaceri che ci sono rimasti.
Bellissimi davvero questi stralci di memoria : piccole grandi emozioni.