Barletta, col crollo di una palazzina e la morte di cinque persone, è purtroppo l’ultima stazione di una via crucis italiana di tragedie previste, da crolli di edifici a frane di montagna ad esondazioni di fiumi. Una via crucis che lascia dietro di sé una scia di vittime annunciate.
Come dimenticare l’anniversario, proprio oggi, del disastro del Vajont?
Era il 9 ottobre 1963, e in 4 minuti furono spazzati ben cinque paesi bellunesi e 1917 abitanti, per un muro d’acqua di 250 metri, formatosi in seguito alla frana del Monte Toc nel lago artificiale di una diga costruita qualche anno prima tra mille polemiche.
Diverse le avvisaglie del disastro, da una precedente frana della montagna avvenuta tre anni prima, fino ai movimenti evidenti della stessa il giorno precedente la tragedia. Tra le persone che insistevano a lanciare allarmi una ragazza di quei luoghi divenuta giornalista, Tina Merlin che, all’indomani della strage, disse: “Oggi tuttavia non si può soltanto piangere, è tempo di imparare qualcosa“. Parole tristemente attuali.
Come quelle di Giampaolo Pansa a prefazione del libro della Merlin sulla vicenda (libro che trovò un editore solo nel 1983), “Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe”:
” ..”Sulla pelle viva” è un libro sul potere come arbitrio e sui mostri che può generare.
L’arroganza di troppi poteri forti.
L’assenza di controlli.
La ricerca del profitto a tutti i costi.
La complicità di tanti organi dello Stato.
I silenzi della stampa.
L’umiliazione dei semplici.
La ricerca vana di una giustizia.
Il crollo della fiducia in una repubblica dei giusti.
C’è tutto questo nel racconto di Tina Merlin.
E sta in questo la modernità bruciante del suo libro.. “
Parole con cui possiamo raccontare oggi anche di Barletta. E di altre vittime annunciate.
E’ triste ed amaro constatare che di fronte ad eventi così drammatici e luttuosi, in particolare quando “si sapeva, o si poteva prevenire!” i gruppi di potere amministrativo dello stato sono come civette sugli alberi: ancora restano a guardare tappandosi la bocca!.
Ma queste persone hanno veramente a cuore le persone loro affidate da un mandato popolare?. Oppure perseguono interessi egoistici personali?
Che squallore!!!
Clapsy
Quell’antico concetto di “res publica”… E quello di etica… Siamo davvero “poveri”, da tempi ormai immemori. A presto, Es.
E soprattuto abbiamo perso il senso della vergogna , l’antica “aidòs ” greca. Nessuno più si vergogna. Davvero amaro pensare che siamo tutti sempre più vulnerabili, più soli, più indifesi, che dobbiamo farcela da soli in ogni circostanza. E che le vittime del nostro paese siano sempre troppo numerose, vuoi per ctastrofi naturali che in gran parte si sarebbero potute arginare ( si pensi alle costruzioni dell’Aquila in cui il cemento utilizzato conteneva materiale sabbioso,sbriciolato come polvere con il crollo della casa dello studente) vuoi per errori giudiziari, vuoi per altre ingiustizie in ogni settore…Ritorniamo a vergognarci, a capire dove sta il limite di ogni azione umana.
Penso che tutti noi ormai ci sentiamo presi quotidianamente in giro e utilizzati come strumenti in mano al potere.
Aveva ragione Kant ad ammonire in modo categorico: ” Ricordati di usare l’umanità sempre solo come fine e mai come mezzo”.