Stanno terminando gli esami di maturità. Con gli ultimi colloqui si mette in archivio l’estrema fatica dell’anno scolastico per i prof. E adesso? E adesso comincia la solita litania, refrain, ritornello: “Ora ti aspettano due mesi di vacanza, che fortuna!” (omissis sulla parola più usata al posto di “fortuna”…).
A parte il fatto che due settimane vanno per rientrare ad un livello di facoltà intellettive corrispondente all’homo sapiens o semisapiens. A parte il fatto che dovrebbe iniziare un periodo di autoformazione/autoconservazione per essere ancora utile ai tuoi studenti e anche a te per non essere di danno a loro. A parte il fatto che per chi lavora ci sono le “ferie” dovute, e per chi va a scuola (che, si sa, non è proprio lavoro…) chissà perché c’è la “vacanza”, cioè premio. Un mio amico ha avuto il coraggio di confessarmelo: “E’ invidia, invidia pura, è che sto ‘a rosicà’ !”. Allora, se di invidia trattasi, invidiate i prof anche:
– Quando non possono usufruire di un giorno di ferie all’anno fuori dai periodi di sospensione didattica. Mai. E scommetto che vi è successo di dire al mattino “oggi prendo un giorno di ferie”. Bene, da insegnante è cosa da scordare per sempre.
– Quando non possono abbandonare la propria postazione di lavoro (leggi “classe”), perché, prima di ogni loro esigenza (anche fisiologica), devono pensare ai loro studenti e all’ incolumità degli stessi (leggi “responsabilità civile”). Avete mai assistito ad una “prova evacuazione” (dall’edificio scolastico, al bando le battute…)? Se per qualche motivo urge scappare non siete soli, con voi ci sono 25/30 adolescenti da gestire, con calma veloce (che è un ossimoro, come notano subito i miei studenti, cioè un paradosso).
– Quando al mattino, ore 7.45, con capacità di intendere e volere ancora sotto il minimo sindacale perché la caffeina tarda a svolgere il proprio compito (o è il mio cervello che tarda a connettersi…) un tuo allievo ti corre incontro, le parole prima di lui: “Prof, prof mi ascolti…” e segue un fiume in piena da arginare con urgenza e sollecitudine, senza ricorrere alla protezione civile.
– Quando consegni un compito scritto con valutazione negativa, ovvero quando è d’obbligo, anche se per te non è giornata, l’uso dell’intera gamma della delicatezza, raccontando però la verità, per far comprendere che” la parte non è il tutto”, quindi un brutto voto non inficia l’interezza della persona.
– Quando ti trovi nel mezzo di tempeste ormonali e sentimentali e vedono l’adulto come una possibile boa cui attraccare per riprendere fiato, e tu magari sei nella settimana in cui sei stato appena lasciato o stai ripensando seriamente al senso profondo che ha il tuo matrimonio.
– Quando, dopo aver trascorso tutta la giornata a correggere i compiti di una classe, con gli occhi che bisticciano ormai tra loro a chi debba guardare per primo le parole sgangherate sul foglio, sai che per la serata ti aspetta un altro “pacco”, ancora compiti, di un’altra classe. Anche perché poi al mattino la prima domanda è: “Prof, ha corretto i compiti?”. Altro che Brunetta…
– Quando, last but non least, ricevendo la busta paga controlli solo più che gli importi non siano ancora ulteriormente diminuiti, perché un “ulteriore margine di risparmio” sui prof si trova sempre. Ma ormai siamo alla frutta ammaccata del nostro cestino della merenda.
Eppure, nonostante tutto, la vera invidia che dovreste provare, e forse neanche vi sfiora, è quando i cuccioli d’uomo entrando in classe ti chiedono affettuosi: “Ma a che ora è andata a dormire, prof?”. E io a tranquillizzarli sulla mia vita sociale, spiegando loro che si è trattato “solo” di compiti (quelli della prima domanda che mi pongono, ancora nel corridoio…). O quando condividiamo nel profondo una poesia o discutiamo appassionatamente intorno ad un argomento. O quando qualcuno, suonata la campanella, si avvicina alla cattedra per dirti: “Legga questo libro, prof, le piacerà”. Allora capisci, ancora una volta ma è sempre nuova, che i cuccioli stanno imparando a camminare, e il testimone lo puoi serenamente passare a chi continuerà la corsa.
Ecco, se avete qualcosa da invidiare ai prof, forse è soprattutto questa possibilità preziosa di assorbire sempre qualcosa, respirando ogni giorno la vita nel momento in cui trabocca per eccesso. Quell’eccesso che, nel volgere di poco tempo, entrando nell’ingranaggio automatico del sistema, evaporerà…
In fondo, avete ragione ad invidiare i prof. E ora, come dite voi che ci invidiate, VACANZA!
Hai ragionissima ad esporre tutte le problematiche che hai elencato e sono più che mai reali, ma permettimi in ogni lavoro ci sono pro e contro, non tutti i lavori ti pemettono di prendere ferie quando vuoi (guarda il mio caso), non tutti i lavori ti rendono “importante” per chi svolgi il lavoro (i ragazzi), ma vuoi mettere gli aspetti veramente positivi del tuo lavoro? a parte le facili battute sui due(tre) mesi di “vacanza” che veramente fanno rosicà, ma il contatto quotidiano e costante con tutta questa beata gioventù che è la migliore “cura” per mantenersi giovane in mezzo ai giovani?. un saluto da chi stà a rosicà.
Come scrive lo scrittore Frank McCourt in “Ehi, prof!”, autobiografia intorno ai suoi giorni da prof, “la classe ti mantiene attento, ti tiene la mente fresca. Non invecchierai mai. L’unico pericolo è che potresti avere per sempre la testa di un adolescente.” Accetto di correre questo “pericolo”. Effetti collaterali da “la meglio gioventù”. A presto, Es.
Grazie Es per avere riassunto con tanta efficacia le fatiche scolastiche : che dire di più? Solo che capirà il tuo profondo e ironico messaggio chi veramente prova questo tipo di vita , gli altri non credo proprio , dal momento che continuano a ribadire che “gli insegnanti lavorano solo 18 ore ed hanno due mesi di ferie!”. Solo chi si trova in situazione sa che le ore di dedizione, correzione, preparazione, impegni burocratici e quant’altro non hanno misura : un lavoro senza misura, sostenibile esclusivamente se svolto con “passion”.
Ciao Es e costanti complimenti per il blog! e naturalmente…………..buone vacanze!
Come vedi devo difendere i prof dagli “attacchi” che giungono da ogni dove, perché è difficile pensare a quanto di questo mestiere porti sempre con te, anche fuori da scuola. E forse è davvero un mestiere, in cui apri ogni giorno bottega e, indossato il grembiule da artigiano, prendi gli attrezzi del mestiere, appunto, e cominci a scalpellare tentando di dare forma, sempre con tanti dubbi. Ma anche con sorprese continue e un livello di emotività molto più alto rispetto ad altre occupazioni. Forse questo è davvero l’elemento “altro” di chi “va a scuola”. A presto, Es.
a parte il fatto che ci sono persone che state a casa anche due settimane a Natale e 1 a Pasqua… a parte il fatto che avete un ampio margine di gestione del vostro livello lavorativo… a parte il fatto che se vi pesa così tanto questo lavoro perchè continuate a farlo… a parte questo, io ho molta stima degli insegnanti ma credo anche che non siano certo la categoria più bistrattata e offesa della nostra società! un po’ meno vittimismo, grazie!
Spero tu abbia colto nelle mie parole il gioco ironico… Comunque avrai capito che mai parlo di peso, semmai di fatica, perché le parole sono importanti e i “miei” studenti non sono mai un peso ma una risorsa. Sono stata in altre realtà lavorative, ma il livello di sincera emotività, nel bene e nel male, che si respira stando in classe è davvero unico. Detto questo chiedo io, a chi dice che i prof sono tanto fortunati, perché non ci raggiungete? Sarebbe bello fare qualche lezione a porte aperte… Poi di sicuro non sono così ingenua e miope da non vedere e cogliere che nel mondo, non solo nella nostra società, c’è un mare di umanità che sta peggio. Ma questa è un’altra storia. E poi, adesso sono in vacanza! A presto, Es.
Ps: davvero interessanti le tue poesie “scontrino” e il movimento degli “inutili”.
…si si belle parole: i cuccioli mantengono giovani, non invecchierete mai, lavorate le vostre ore con qualcuno che ti da soddisfazione per il tuo lavoro…ma chi?
Il 90% degli studenti di ogni ordine e grado sono di una maleducazione oltre ogni limite, altro che prof..le scuole ormai sono veri e propri carceri minorili dove i prof svolgono il triste compito di GUARDIE CARCERARIE e nel momento in cui magari vedono uno studente che è un piccolo faro interessato nel buio dell’ignoranza e della malagrazia che ci circonda sono anche costretti a tirare giù dai banchi o tentare di trovare X o Y di turno che sono andati fuori e non sono più rientrati, il tutto mantenendo il controllo della classe e della sua incolumità…ma quale 23 (e tutti sappiamo che vuol dire)…guardiamo in faccia la gioventù di oggi e rendiamoci conto che oggi solo a Montecucco forse esiste ancora la classe perfetta, la classe di una volta, quella che viveva nel sano timore del prof e che respirava rispetto per la scuola già in casa!!!
Oggi le nostre classi sono piene zeppe di “figli di nessuno” che vengono scaricati a scuola per toglierseli di torno…e magari la scuola mettesse su progetti su progetti di modo che questa bella generazione di genitori se li tolga di torno ancora qualch’oretta…e pure gratis. Questa è la realtà dove vivono i docenti e che solo se hanno passione vera continueranno a SOPPORTARE altrimenti nel giro di pochi anni avremo carenza-docenti e non importerà a nessuno perchè chi ha i soldi si servirà del MAGISTER e chi non li ha tornerà agli anni 40/50 a stare in classi di 40/50 alunni di 1°,2°,…a tentar di IMPARARE A LEGGERE SCRIVERE E FAR DI CONTO…
BUONE VACANZE A TUTTI…e in bocca al lupo prof!
Cara “speriamochemelacavo”, il tuo intervento sembra quello appropriato per il “viaggiatore” Roberto… Chissà quando lo leggerà… Certo che la realtà che descrivi è davvero a tinte fosche e io tendo ad enfatizzare i sogni, però davvero i “tuoi” ragazzi sono così maleducati e “figli di nessuno”. Sono convinta che almeno un po’ nostri lo siano, per le ore che passano con noi. La scoperta di un verso insieme ad un prof appassionato di quanto racconta è un seme piantato in terra. Per un tempo lungo sembrerà un terreno incolto, e poi improvvisamente… Poi forse sono fortunata io, certi incontri li preparano altrove…. A presto, Es.
Mi piace il tuo modo ironico di esprimere le nostre giornate di insegnanti: io con i bambini dai 6 ai 10 anni. Mi piace il mio lavoro, non lo cambierei ma non nego che porta in sé tante responsabilità, ma ogni giorno raccolgo anche tante gioie e soddisfazioni. Certo è un lavoro al quale non puoi mai chiudere la porta in faccia, perchè le nostre azioni sono rivolte a “persone” in crescita, persone da guidare e alle quali insegnare a volare alto, piccoli uomini e piccole donne. Non mi piace pensare che i bambini, adolescenti, ragazzi siano maleducati: loro sono il frutto dei nostri insegnamenti, docenti e genitori. Forse dobbiamo imparare a guardarli con più attenzione! E per la cronaca i miei due mesi di “vacanza” inizieranno il 20 luglio, ma a me piace chiamarli “ferie”, come quelli degli altri lavoratori!
E brava Sabrina, con gli occhi ancora incantati sul mondo, come me… Pensa che ai “miei” ragazzi ho dato per compito delle vacanze di tenere allertati tutti i sensi e poi raccontare al rientro cosa li ha incantati… Spero di risentirti presto, così forse potremmo far nascere un nuovo movimento, un’onda di acqua fresca, affinché il mondo della scuola italiana torni ad essere qualcosa di cui essere orgogliosi. Es.
@ Es
Da collega condivido in toto ciò che hai scritto. Purtroppo, ogni estate, dobbiamo lottare contro chi insinua che il nostro lavoro sarà pure stressante, ma poi abbiamo così tanto tempo per riposarci!
Una lotta contro i mulini a vento. Specialmente quando qualcuno si permette di farci i conti in tasca e decide che, oltre alle 18 ore di lezione (che, per i motivi che hai elencato, è come se fossero 40), a casa lavoreremo al massimo una ventina di ore … ma solo chi si impegna di più, naturalmente. E invece c’è gente che lavora anche 50 o 60 ore a settimana per far carriera … peccato, però, che per noi non c’è nessuna carriera e che dopo 25 anni di insegnamento abbiamo lo stipendio che qualsiasi laureato percepisce agli inizi della carriera.
Fiato sprecato. Ma ogni tanto va bene anche sfogarsi!
Ciaio. 🙂
Giusto marisamoles, il famoso mugugno dei camalli di Genova è necessario! Almeno sometimes. Hai ragione a ricordare le lotte di Don Chisciotte, però il vento sta cambiando… Ha fatto un lungo giro, ma le coscienze dei ragazzi sono quelle che si stanno ribellando. Non disperdiamoci tutti noi che ancora crediamo nel valore profondo che ha la scuola, e quindi la vita… A presto, Es.
Carissimi che avete tenuto conto del mio intervento,
la scuola, almeno quella che vivo io, corrode l’anima, esaspera lo spirito e riempie di rabbia inespressa. Ho trattato l’argomento dal punto di vista del “non siamo poi così fortunati” ma non solo per la tragedia dei ragazzi di oggi. Non voglio cadere nel banale ma che in una classe 20 anni fa ci fossero solo 2/3 maleducati e altri bambini/ragazzi in gamba, rispettosi e vogliosi d’imparae rispetto alla realtà dei giorni nostri è un dato di fatto…troppo sarei felice ad entrare in una classe dove almeno i primi 10 minuti la mente sia presa dalla scuola e da quel che l’insegnante propone con passione, dedizione, amore e tempo speso tutto per far crescere uomini e cittadini buoni ma questo non accade…SI, di soddisfazioni ho pieno il cuore e vedere un bambino o un ragazzo superare l’ostacolo che aveva davanti e riuscire mi fa credere e sperare che in futuro, proiettato nel mondo, tra la gente riesca a superare ogni ostacolo che avrà davanti con la stessa tenacia e la stessa voglia di essere migliore che ha sperimentato in classe…perchè ricordiamoci che quel che stiamo formando è la REALTà del domani, eppure non c’è dialogo, non c’è voglia nè coscienza da parte di noi tutti (genitori, colleghi, dirigenti, politici) di guardare verso la stessa meta e allora la scuola resta quel “rifugio per figli di nessuno” che vedo e vivo ogni giorno.
Il tuo nickname mi ha fatto andare con la mente a Domenico Starnone e ai suoi ragazzi difficili. E’ vero, alcune realtà sono particolarmente difficili, ma anche tu racconti di un cuore pieno per piccoli passi che vedi compiere da tuoi studenti. Certo è che la nostra società sembra tanto lontana da tutto quanto gira intorno ad una classe. Teniamoci in contatto, avrai visto che ho una rubrica sulla scuola. Ti consiglio i commenti di alcuni ragazzi affinché tu possa prendere una boccata d’aria fresca. A presto, Es.
E proprio per questo la voglio ringraziare!
La ringrazio perchè lei ha saputo svolgere il suo compito di insegnante… di vita, per tutte le emozioni che riusciva a trasmettere quando leggeva una poesia, per le ore non perse, ma guadagnate, nel discutere le news del giorno, per la passione che traboccava dai suoi occhi mentre spiegava la SUA materia che appariva quasi “tangibile”, per l’attenzione che dedicava a particolari apparentemente insignificanti… .
La ringrazio perchè è riuscita a regalarmi una tessera importante del puzzle della vita: la passione per essa!
Un suo… “studente”.
Grazie, Francesco! Proprio oggi dicevo ai “miei” studenti di quest’anno che non ricorderanno tutte le nozioni che passeranno tra i loro banchi, ma un metodo e, soprattutto, il clima emotivo in cui sono maturati certi pensieri… Questo il senso, per me, del condividere delle ore in una classe. E la passione… questa è la parola che più torna nei vostri racconti su di me. Bel ritorno, davvero! A presto, Es.
Quando ero uno studente avrei voluto poter esprimere le stesse parole che ha usato Francesco per te anche ad alcuni miei insegnanti. Ma non c’era Internet ed i Blog con i quali comunicare dopo la scuola. La passione e la capacità di attirare l’interesse verso una materia scolastica o un argomento qualsiasi, sono prerogative specifiche e personali di ogni insegnante, che grazie a queste ha la possibilità di diventare un modello educativo importante e fondamentale per lo sviluppo dei ragazzi. Molti insegnanti però sono braccia rubate all’agricoltura ed andrebbero estromessi dall’insegnamento, io sfortunatamente ne ho incontrati alcuni, però ho avuto la fortuna di averne altri veramente unici, per questo li ricordo ancora con molto affetto.
Ciao
Francesco, il mio ex studente, mi ha emozionato… Attraverso le sue parole mi sono vista come ad uno specchio, vedendo me stessa a scuola, mentre “racconto storie” di uomini, terre e stelle. Es.
Cara Ester,
io questo post me lo devo rileggere ad ogni inizio ferie (mi rifiuto di chiamarle vacanze… comunque da oggi sono ufficialmente libera!). A parte che ho proprio bisogno di ricordare a me stessa quanto insostenibile sia, ormai, la pesantezza di ogni anno scolastico, non dimentico che proprio grazie a questo post ho incrociato il tuo treno (e sono ormai 5 anni). Una delle cose più belle del web: incontrare persone speciali come te.
Spero non ti dispiaccia se diffondo questo post su twitter.
Un abbraccio.
Grazie, amica mia. Ti abbraccio con affetto, Es.
PS: diffondi pure. Ci invidieranno di più!