“Il quaderno degli Alberi antichi e leggendari” di Paola Fantin (2009 – Kellermann editore)
E’ realmente un quaderno, e aprendolo si entra in un bosco fatato.
Intanto per la grafia, quella di un tempo antico, di quando, bambini delle elementari, scrivevamo le lettere tonde e chiare come da abbecedario. Poi per i disegni che accompagnano questi passi tra i “Patriarchi Verdi”, alberi con i tratti di china che raccontano rami e corteccia, colline abbozzate, scorci di borghi, tracce di cartine. E infine per le dettagliate storie di alberi secolari, dal Cedro (alto 26 metri) di Giulio Cesare (e pare sia stato proprio lui a piantarlo) a Chiarano (Treviso) al Leccio di Bucine (Arezzo) che permette di sedersi all’interno della sua chioma, dall’Olivo della Strega a Magliano (Grosseto) coi suoi tre millenni di vita ai tre Larici di San Gertrude (Bolzano) che risalirebbero all’epoca di Annibale e Scipione.
Un viaggio di curiosità, ma anche un viaggio “dentro” perché, come ricorda l’autrice, “ognuno di noi, prima o poi nella sua vita – di grande e piccino – diventa un albero: isolato, chiuso in sé, impenetrabile, indecifrabile, ma soprattutto senza voce”.
Forse avvicinarsi agli alberi ci conduce a toccare le nostre umane cortecce. In silenzio, col dovuto rispetto.
Cara Es , grazie al tuo riferimento sono stata proiettata indietro nel tempo, all’età di nove anni: mi rivedo con lo zainetto a spalla , il thermo d’acqua e la felicità di camminare sui sentieri ,immersa nel verde dell’estate alla ricerca di novità botaniche.
salutissimi.
“Gli alberi sono come noi e noi siamo come alberi, ognuno con il proprio carattere ,struttura fisica, fortuna e disgrazia. Osservando le piante tutti ci possiamo riconoscere nell’una o nell’altra perché anch’esse , come noi, possiedono una personalità, un modo di vivere, un’educazione ,una cultura”
Mauro Corona.
Non c’è niente di meglio che passeggiare in un bosco pedemontano e respirarne il profumo selvatico , vegetale e ascoltare il linguaggio della natura
Mi colpisce la conclusione de “Le voci del bosco”di M. Corona :” L’ulivo è un albero universale che rispecchia la vita di ogni uomo. Nessuno, infatti, sulla terra, dallo spazzino al re, è immune dal dolore che piega l’animo e contorce i giorni fino al limite estremo. E allora, nel momento dell’ultimo passo,dove tutto torna nel nulla e tutto il legno che bbiamo accatastao nella vita non avrà più nessun valore, si dovrebbe pensare all’ulivo e cercare di imitarlo, andando via da questo mondo con dignità e in silenzio”.Ciao Es.