“Madama Butterfly” di Giacomo Puccini (1904)
Ancora un omaggio al Giappone. Ma soprattutto ad un popolo che, come la protagonista Cio-cio-san (Madama Farfalla), conosce ed esplica la dignità in ogni occasione, anche nelle tragedie, con una silenziosa e delicata accettazione degli eventi, insieme ad una fede incrollabile nella propria capacità di reazione e di ricostruzione.
Proprio come Madama Butterfly che dapprima crede con tetragona fiducia nel ritorno dell’amato Pinkerton (“Un bel dì vedremo”), poi, comprendendo la realtà al ritorno di lui (risposato con un’altra donna), decide di scomparire in silenzio, senza clamore, uccidendosi dopo aver abbracciato il figlio avuto da Pinkerton.
Puccini, fine conoscitore dell’animo femminile e geniale compositore, ha musicato con melodie di ampio respiro il paesaggio interiore della protagonista, delicato pesco in fiore.
Cara Es, leggendo il tuo commento la mente vola al MAO di Torino , dove si entra facilmente nell’ atmosfera della Butterfly all’interno della ricostruzione della tradizionale stanza del tè , che testimonia con i suoi dipinti laccati la sacralità di un rito particolarmente sentito in quella terra.
La storia della piccola geisha che si innamora di un americano insensibile ai suoi profondi valori e alla delicatezza del suo sentimento è l’opera di Puccini che preferisco ; il termine stesso Butterfly ci offre tutta la sensibilità, la dolcezza, i suoni, i colori di quel mondo così lontano dal nostro.